Berlino ai giovani italiani: fatevi furbi. Il lavoro? Vi paghiamo per imparare

Tirocini e formazione per attirare manodopera. Dai tecnici ai cuochi di Andrea Bonzi

Angela Merkel operaia alla Siemens (Ansa)

Angela Merkel operaia alla Siemens (Ansa)

MILANO, 25 FEBBRAIO 2015 - «WIR WOLLEN DICH». Ovvero we want you, nella lingua di Angela Merkel. Sono anni che il governo tedesco richiama giovani dall’Europa per formarsi e iniziare la loro carriera professionale in Germania con il programma «The job of my life». E, in particolare, punta sui Paesi del vecchio continente in cui l’occupazione è un problema pressante, a partire da Italia, Croazia, Ungheria, Spagna e Portogallo: non a caso nelle lingue di quelle nazioni (oltre all’inglese) è tradotto il bando.

FUNZIONA così: il diplomato, tra i 18 e i 27 anni, manda il curriculum, viene selezionato (tra i lavori operaio metalmeccanico, media designer, cuoco, parrucchiere), gli viene coperta parte della trasferta e un corso di lingua tedesca, poi entra in una azienda con un tirocinio pagato.

Il tutto dura tra i due e i tre anni, con tanto di esami finali. Dopo di che, può decidere se proseguire la sua vita in Germania, o dirigersi altrove. Dal pieghevole di presentazione del programma, però, la scelta pare ovvia. «Dai tutto. E noi ti daremo molto di più», si legge nell’edizione 2014 della guida di The job of my life. «Mach dich schlau!», ovvero «fatti furbo!», si esorta nelle 24 pagine che compongono una sorta di piccolo manuale del german way of life, con i capisaldi che hanno reso la Germania la locomotiva d’Europa.

QUELLO TEDESCO, infatti, viene proposto come «il migliore sistema di formazione che si possa immaginare», e si spinge l’interessato ad «approfittarne». L’ha fatto anche Michael Schumacher, con «un corso da meccanico, prima di diventare pluricampione mondiale di F1». In Germania non si studia «semplicemente in una scuola», ma «a diretto contatto con gli esperti» e ricevendo – cosa che in Italia non sempre è scontata – «un’indennità di formazione» a seconda della professione.

Non c’è solo questo. Da Amburgo a Berlino, da Monaco a Colonia, la Germania viene presentata come il Paese delle opportunità e, perché no, del divertimento. «Bella per viverci, perfetta per lavorarci», è un altro dei motti della brochure, che non dimentica di sottolineare «l’elevata qualità della vita, anche delle città di piccole dimensioni», qualche curiosità gastronomica («300 tipi di pane e 1.300 produttori di birra») e la tolleranza di un Paese «poliedrico e aperto ad altre culture. Anche alla tua».

Tanto che nei grossi centri, viene specificato, «sono attive grandi comunità straniere, in cui molti tuoi connazionali esprimono e preservano la loro cultura».

Ma chi viene in Germania deve avere anche delle caratteristiche precise. Come essere «una persona con la mentalità aperta, pronta a impegnarsi e applicarsi al lavoro (nell’edizione 2013 veniva tradotto con il più diretto ‘sei resistente allo stress, efficente e cortese?’, ndr) e con una predisposizione al lavoro di squadra». E siccome per l’integrazione la lingua è importante, bisogna essere «risolutamente disposti ad apprendere la lingua, anche ascoltando musica pop tedesca e guardando film tedeschi» e, soprattutto, sapersi «adattare», mostrando «interesse per la conoscenza di nuovi ambienti e nuove persone».

«CI AUGURIAMO che tu voglia mettere in pratica le tue conoscenze qui in Germania anche dopo la formazione – conclude l’opuscolo del programma, le cui iscrizioni per il 2015 sono già chiuse (i posti per l’Italia erano 246) – . Ma grazie a ciò che avrai imparato, potrai trovare lavoro anche nel tuo Paese, in Europa e nel mondo». Del resto, sei in Germania. E, come recita l’inno, «Deutschland über alles».

di Andrea Bonzi