Lunedì 22 Aprile 2024

La scelta del vaccino contro l'influenza

Si chiama effetto Social Flu, il web informa e orienta l'atteggiamento su vaccinazione e virus influenzali

Foto di repertorio (Fluad)

Foto di repertorio (Fluad)

Roma, 28 novembre 2016 – Si parla tanto di virus influenzali, epidemie, ma quanto rilievo viene dato alla scelta del vaccino giusto? Già, tante volte viene sottovalutata la differenza che esiste tra vaccino e vaccino, e trascurata la possibilità di scelta, la legittima aspirazione a ricevere la protezione migliore. Ne hanno parlato, alla luce delle linee guida attuali, secondo le indicazioni del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Michele Conversano, direttore del dipartimento prevenzione dell’azienda sanitaria di Taranto e presidente di HappyAgeing, Tommasa Maio, responsabile del progetto vaccinazioni della Federazione medici di medicina generale (Fimmg), Andrea Ceron, di Voices from the Blogs (Università degli Studi di Milano) e Annalisa Manduca, giornalista Rai, in veste di moderatrice.

L’influenza nelle sue varie espressioni è stata al centro del convegno Effetto social flu organizzato da Seqirus a Roma. Oltre il 56% delle volte in cui si parla di influenza in rete si citano farmaci e cure e solo nel 19,5% si cita la prevenzione, affermano i dati su oltre 700mila fonti online. Il 15,5% del campione parla invece esplicitamente di vaccino antinfluenzale. Il 24,1% afferma invece di non curarsi né di fare prevenzione. Secondo l’analisi Social Flu, il tema della scelta del vaccino migliore è ancora sottovalutato, se è vero che del vaccino adiuvato, indicato per la popolazione over 65, si parla però quasi esclusivamente sui siti istituzionali (50,7%) sulle pagine per gli anziani (25,8%) e sui canali di medicina divulgativa (23,5%).

«La nostra esperienza – afferma Tommasa Maio – ci mostra come la comunicazione, basata sul rapporto di fiducia tra medico di famiglia e paziente, può giocare un ruolo essenziale nel promuovere la cultura delle prevenzione». «Negli ultimi anni si è registrato un progressivo calo delle vaccinazioni, soprattutto nella popolazione anziana, la tendenza è verso una ripresa ma siamo ancora piuttosto lontani dall’obiettivo di vaccinare il 75% della popolazione target, come raccomandato dal Ministero della Salute – afferma Giovanni Rezza– sappiamo però che il picco del contagio è atteso fra dicembre e gennaio e che le categorie a rischio sono ancora in tempo per proteggersi con la vaccinazione».

Guarda un brano dell'intervista a Giovanni Rezza

Ma che cos’è il vaccino adiuvato, perché è indicato specialmente nella popolazione sopra i 65 anni, e che differenza c’è con il cosiddetto trivalente convenzionale? Il vaccino influenzale adiuvato con MF59, è un vaccino contro l’influenza stagionale concepito per potenziare le risposte immunitarie quando c’è più bisogno. Il decadimento del sistema immunitario negli anziani (immunosenescenza) e il sistema immunitario ancora immaturo nei bambini piccoli, espongono queste due classi di età a un maggior rischio di contrarre l’influenza. Inoltre, questi individui sono anche più predisposti a incorrere nelle conseguenze più gravi dell’influenza come il peggioramento di altre patologie croniche concomitanti (come la broncopneumopatia cronica ostruttiva o BPCO, le cardiopatie croniche e il diabete), la disidratazione e il ricovero ospedaliero.

È stato dimostrato che nell’anziano la vaccinazione con prodotti adiuvati produce un’immunità reattiva crociata anche contro ceppi influenzali non inclusi nella formulazione del vaccino, offrendo una protezione più ampia verso le varie tipologie di ceppi circolanti. Il vaccino antinfluenzale adiuvato con MF59 è indicato per l’immunizzazione attiva contro l’influenza stagionale degli individui a partire dai 65 anni di età, in particolare per coloro che sono a maggior rischio di sviluppare complicazioni croniche, come il diabete e le malattie cardiovascolari e respiratorie. Il suo profilo di sicurezza in questa particolare popolazione è stato valutato da 15 studi clinici controllati e randomizzati che hanno coinvolto quasi 11mila individui.

Alessandro Malpelo QN Quotidiano Nazionale