Tumori dei tessuti molli, le ultime frontiere

In Italia si contano circa 3mila diagnosi ogni anno.

Tumore, cancri, cellule tumorali: foto generica  (DIRE)

Tumore, cancri, cellule tumorali: foto generica (DIRE)

Roma, 29 aprile 2017 - Dall'approccio multidisciplinare alle radioterapie a "piccoli volumi" Si chiamano sarcomi dei tessuti molli (Stm) e sono tumori che insorgono dai muscoli, tendini, sinovie, tessuto adiposo e tessuti connettivi in genere. Rappresentano l’1% delle neoplasie in età adulta e in Italia si contano circa 3mila diagnosi ogni anno. Si tratta di un gruppo molto eterogeneo di tumori e quindi possono comparire in varie sedi dell’organismo, dagli arti, al torace, all’utero. Ma quali sono le ultime frontiere nella cura? Se ne è parlato a Madrid, nel corso del simposio internazionale ‘Soft Tissue Sarcoma’, al quale hanno partecipato oltre 400 specialisti di diverse branche, provenienti da vari paesi europei tra cui l’Italia, promosso dalla PharmaMar. Fondamentale resta l’approccio multidisciplinare, che vede protagonisti con l’oncologo medico anche l’anatomopatologo in fase di diagnosi e il radioterapista al momento della cura.

«Nel caso dei sarcomi tutto è più complesso per eterogeneità della malattia – spiega il dottor Angelo Paolo Dei Tos, direttore del dipartimento interaziendale di anatomia patologica Ulss Marca Trevigiana - La diagnosi è su vetrino, si fa un campione e si osserva al microscopio usando anticorpi e analisi del genoma, la combinazione di tutto porta a una diagnosi il più accurata possibile. Quindi, la diagnostica è arricchita da aspetti biomolecolari, con combinazione di morfologia e genetica, di solito effettuata in centri esperti». La radioterapia resta importante nell’ambito dei sarcomi, perché si controlla la malattia sia localmente sia se ci sono metastasi. E soprattutto la moderna radioterapia con le conoscenze biologiche ha creato macchine che erogano dosi alte in volumi piccoli.

«È come un farmaco da inserire nelle varie fasi della cura al paziente all’interno di una visione multidisciplinare. Erogare piccoli volumi super concentrati significa evitare gli organi sani circostanti e quindi portar al minimo gli effetti collaterali - aggiunge il professor Lorenzo Livi, direttore della radioterapia oncologica dell’azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze - Oggi si può far radioterapia supermirata su lesioni metastatiche. Tralasciare la radioterapia oggi è un errore, perché funziona molto bene nel sarcoma a tutti i livelli, preoperatorio per ridurre le grosse masse, nella forma adiuvante post operatoria per ridurre quasi a zero il rischio di ripresa di malattia sulla cicatrice, e infine nelle forme metastatiche per integrarsi ad una linea di chemioterapia. Cosi il paziente ha trattamenti facili e di pochi giorni, pochissimi effetti collaterali con buona qualità di vita e controllo della malattia».