La genetica può limitare i benefici dello sport

Uno studio ha evidenziato come una variante genetica riduca l’efficacia dell’attività fisica sul cervello

Una variante genetica può ridurre i benefici dello sport - JOHN KELLERMAN / Alamy

Una variante genetica può ridurre i benefici dello sport - JOHN KELLERMAN / Alamy

Numerosi studi scientifici hanno accertato come la pratica regolare di un’attività sportiva riesca a calmare l’ansia e come svolga un’azione antidepressiva. Recentemente, però, uno studio condotto in collaborazione dall’Università Statale di Milano e dal Weill Cornell Medical College di New York, pubblicato sulla rivista Neuropsychopharmacology, è riuscito a identificare una variante genetica che modera la risposta all’esercizio fisico: se presente, si nota una riduzione degli effetti ansiolitici e antidepressivi dello sport. LA RICERCA Gli autori dello studio sono partiti dalla considerazione che il fattore neurotrofico cerebrale (Brain-Derived Neurotrophic Factor - BDNF) è un fattore di crescita neuronale che regola la neuro plasticità del cervello adulto, interviene cioè sulla regolazione della capacità dei neuroni di riorganizzarsi, durante tutto il corso della vita, in risposta a stimoli di tipo ambientale. A seconda di come e quanto si svolge una certa attività, grazie al BDNF i neuroni si ristrutturano di conseguenza. Nel 30% della popolazione è stato individuato, nel gene che codifica per il BDNF, un polimorfismo, cioè una variante genetica chiamata Val66Met, che se presente si associa con una maggiore probabilità di sviluppare malattie neurodegenerative e psichiatriche. Nello studio sono stati osservati dei topolini geneticamente modificati, portatori del polimorfismo Val66Met, e altri senza il polimorfismo. COME LO SPORT AGISCE SUL CERVELLO Per quattro settimane tutti i topolini sono stati lasciati liberi di correre in una gabbia dotata di una ruota. A fine studio i ricercatori hanno visto che l’attività fisica si è mostrata antidepressiva e capace di ridurre l’ansia solo nei topolini senza polimorfismo, che sono anche stati i soli a mostrare un aumento dei livelli di BDNF a livello dell’ippocampo, una zona del cervello cruciale per l’apprendimento, la memoria e l’umore. In che modo la pratica sportiva sia in grado di influenzare l’espressione genica a livello cerebrale non è affatto chiaro. A tal proposito uno degli autori dello studio, Alessandro Ieraci, commenta: “I nostri risultati, che mostrano l’assenza degli effetti benefici dell’esercizio fisico in topi portatori della variante genetica umana BDNF Val66Met, non solo confermano il ruolo centrale esercitato dal BDNF negli effetti benefici della corsa, ma evidenziano anche l'influenza dei fattori genetici nel moderare la risposta all’esercizio fisico e suggeriscono quanto sia importante considerare le varianti genetiche negli studi clinici”.