Mercoledì 24 Aprile 2024

Le etichette dei latticini: le novità

Introdotta la provenienza del latte sulle etichette, un passo importante per consumatori e produttori

Foto: SCIENCE PHOTO LIBRARY - R3F

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"Storico via libera all’indicazione di origine per il latte e i prodotti lattiero-caseari, che pone finalmente fine all’inganno del falso made in Italy": così Coldiretti mostra la sua felicità per il decreto ministeriale che introduce in Italia, dal 19 aprile in avanti, l’obbligo di indicare sulle etichette dei prodotti caseari la provenienza di latte e derivati. PERIODO DI TRANSIZIONE Il decreto ministeriale prevede un periodo di sei mesi durante i quali avverrà la transizione verso la nova etichettatura. La ragione di questo lasso di tempo è da ricercare nella necessità di terminare le scorte di latte e soprattutto di formaggio già in commercio. LE SCRITTE OBBLIGATORIE Sulle nuove etichette sarà indicato il "Paese di mungitura", ovvero dove è stato munto il latte, e il "Paese di condizionamento o di trasformazione", quello in cui il latte è stato trattato o trasformato. Se il latte è stato munto, condizionato o trasformato nello stesso Paese, l'indicazione di origine può essere assolta con la scritta: "Origine del latte: nome del Paese". Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più di un Paese dell'Unione Europea, per indicare il luogo in cui ogni singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le scritte: "Latte di Paesi UE" per l'operazione di mungitura, "Latte condizionato o trasformato in Paesi UE" per l'operazione di condizionamento o di trasformazione. COSA SUCCEDE NEGLI ALTRI PAESI? Il decreto è stato firmato per ora solo per l’Italia ed è un limite per i produttori italiani, penalizzati dalla mancanza di una norma europea. Massimo Forino, direttore di Assolatte, spiega: "La Francia ha una normativa una simile, ma vale per il mercato interno e non per l’esportazione, cioè non per i formaggi che arrivano sulle nostre tavole. I produttori italiani potrebbero essere penalizzati rispetto ai concorrenti europei. Non solo. Si rischia di fare sembrare meno italiani, agli occhi dei consumatori, i prodotti che italiani invece sono, perché li lavoriamo noi". In ogni caso, chi viola le indicazioni riceverà multe davvero salate, che andranno da 1600 a 9500 euro.