Martedì 23 Aprile 2024

Cocktail e cibo, che cos'è il foodpairing

C'è una tendenza che fa capolino e che prevede di affiancare cocktail e cibo con la medesima attenzione dedicata all'accostamento vino/cibo: ecco come funziona

Foto: gran driver/iStock

Foto: gran driver/iStock

L'Italia è grande patria dei vini, ma qua e là capita di sentire parlare di una nuova tendenza che elimina il vino dalla tavola: non in favore di pranzi o cene per astemi, bensì per sostituirlo con uno o più cocktail. Cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando. È UNA SORTA DI EVOLUZIONE I più golosi di noi hanno probabilmente già assaggiato dolci serviti insieme a un bicchiere di brandy, oppure grappe affiancate a formaggi stagionati e/o erborinati. E sicuramente moltissimi hanno sperimentato un classico come il gelato affogato con un liquore a scelta. L'idea di scegliere un cocktail per accompagnare una determinata pietanza è sostanzialmente un'evoluzione di questo concetto. Potremmo chiamarlo "Cocktail and food matching", prendendo a prestito la già affermata definizione "Wine and food matching" (che i tecnici distinguono dal foodpairing perché quest'ultimo è un metodo per identificare quali cibi vanno bene insieme). COSA NON È Va da sé che non stiamo parlando del classico aperitivo alla milanese, quello che apre l'accesso a un ricco buffet a fronte dell'acquisto di un cocktail o di una pinta di birra, né di soluzioni simili anche se meno esagerate (ad esempio i bacari di Venezia, che affiancano stuzzichini allo spritz). Qui si parla appunto dell'equivalente del Wine and food matching, dunque di qualcosa che presta la massima attenzione agli accostamenti di sapori. LA REGOLA BASE Tendenzialmente, il principio guida del Cocktail and food matching è di non esagerare con l'alcol. Meglio dunque evitare ricette con numerosi alcolici come il Negroni, che si fa miscelando gin, Campari e vermouth. Vale un po' il medesimo principio del vino: bisogna potersi permettere un bel sorso senza rischiare di sbronzarsi nel giro di due minuti. Largo dunque, per esempio, a varianti sul tema del Gin tonic (in cui gioca un ruolo importante la tonica) o del Cuba libre (a base di rum e cola). IL PRINCIPIO GUIDA Fatta propria questa regola di base, in generale si lavora per affinità gustative e non invece per contrasto. Se cioè abbiamo di fronte una caprese, con pomodori e mozzarella, allora potremmo ritrovarci accanto una declinazione del Gin tonic che utilizza un gin con sentori di pino e che è guarnito con cetrioli e foglie di menta fresca. In questo modo pietanza e bevanda lavorano insieme e arricchiscono lo spettro di sapori e profumi. PRENDERÀ MAI PIEDE? Come sempre, quando si intercettano dei fenomeni che stanno nascendo, è difficile fare previsioni sicure al 100%. Perché però il Cocktail and food matching abbia una chance è necessario che non resti una curiosità presa sotto gamba: esattamente come nel caso del vino, per offrire i giusti abbinamenti occorre avere una cantina varia. E se vogliamo riprendere l'esempio del Gin tonic, allora non ci si può limitare ad averne un solo tipo, perché ne esistono decine di varietà, alcune davvero molto diverse dalle altre: al ristoratore toccherà dunque averne in cantina un po', se vuole far le cose per bene. Dopo di che bisognerà che i clienti reagiscano nel modo giusto, cosa non è scontata. Insomma, qua e là l'accostamento cibo/cocktail sta facendo capolino e si propone come tendenza, staremo a vedere se avrà vita lunga.