«Le donne medico curano meglio». Harvard: più affidabili degli uomini

«Scrupolose e attente alla prevenzione». Studio su 2 milioni di ricoveri negli Usa. Indagine parallela del settore giovani medici dirigenti italiani. La carriera ha un prezzo: 6 su 10 sono single o separate

Donne medico, foto Anaao Assomed

Donne medico, foto Anaao Assomed

Roma, 22 dicembre 2016 - Un esercito di quasi 40 mila camici rosa: sono queste le dimensioni dell’altra metà del cielo, le dottoresse che lavorano a contatto con il mondo della malattia in Italia e che si distinguono in termini di capacità di rapportarsi, di ascoltare e di ottenere guarigioni. Dagli Stati Uniti rimbalza la notizia di una statistica che ha il sapore della promozione. «Essere seguiti in ospedale da un medico donna potrebbe comportare un migliore esito delle cure. I pazienti gestiti da donne medico presentano, a 30 giorni dalla dimissione ospedaliera, un minor rischio di ricadute rispetto a un analogo paziente seguito da internisti di sesso maschile». Sono percentuali, vedremo, dello zero virgola, ma tant’è. Lo rivela un’indagine pubblicata sul giornale di medicina interna dell’American Medical Association (JAMA), ricerca condotta da Yusuke Tsugawa, dell’Harvard T.H. Chan School of Public Health, Boston.

Già in passato gli americani avevano provato a misurare le differenze di stile nell’operato dei camici bianchi, le donne più attente a fare prevenzione e scrupolose nel seguire linee guida e trial farmaceutici. Le dottoresse stanno scavalcando i colleghi uomini in termini numerici e per risultati. Ma si scontrano con i pregiudizi. «Se sei donna, medico e con figli, il percorso a ostacoli è assicurato – riferisce il segretario nazionale medici dirigenti Anaao Assomed, Costantino Troise – lo ha appurato una indagine del settore giovani dell’associazione». L’indirizzo professionale ha comportato per molte il divorzio, la scelta di rimanere single o comunque ha pesato nei conflitti familiari (66%). Fin qui l’identikit, come emerso dai dati della survey italiana. Altre ricerche negli Usa, in parallelo con quella di Harvard, indicano che le donne medico hanno stipendi inferiori a quelli dei colleghi uomini a causa di interruzioni contrattuali e sospensioni lavorative per la maternità.

Quindi, tornando ai successi della medicina, sono più bravi i maschi o le femmine? I ricercatori Usa hanno passato in rassegna un campione enorme: 1,8 milioni di ricoveri e oltre 1,2 milioni di secondi ricoveri successivi al primo (riammissione in ospedale a 30 giorni dalla prima degenza). In totale sono stati coinvolti nell’indagine 58.344 medici, per il 32,1% donne. È emerso che i pazienti gestiti da internisti maschi hanno prognosi meno favorevoli (a un mese dal ricovero) nella misura dell’11,49% contro l’11,07% per pazienti gestiti da donne medico. Il tasso di ricadute in ospedale è 15,57% e 15,02% a seconda che il paziente sia seguito da un medico uomo o donna. Parliamo di percentuali minime di distacco, di eccellenze in ogni caso. Lo studio indica piuttosto una differenza nel modo di avvicinare i problemi, con implicazioni che si riflettono in termini di aderenza alla terapia. Capire come si esprimono queste differenze potrebbe aiutare a migliorare la qualità delle cure per tutti i pazienti, indipendentemente dal sesso del medico da cui sono seguiti.

Focus - Alessandro Malpelo intervista Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed: donne medico, tanti ostacoli da superare