Mercoledì 24 Aprile 2024

Se parli male, probabilmente pensi male

Una conversazione difficoltosa, con interruzioni e cambi di parole, potrebbe segnalare l'inizio di problemi cognitivi. Ma forse si può intervenire per tempo

Le pause nella conversazione sono segnali da non sottovalutare - foto Tempura Istock

Le pause nella conversazione sono segnali da non sottovalutare - foto Tempura Istock

Attento a come parli. Perché se le tue parole sono incerte, scricchiolanti, piene di pause e di cambiamenti, potresti incominciare a sviluppare problemi cognitivi. Lo sostiene una ricerca della University of Wisconsin-Madison, che ha indagato lo stile di comunicazione verbale e le sue connessioni con il declino mentale. UNO STUDIO IMPORTANTE Circa 47 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di demenza e l'Alzheimer rappresenta quella di tipo più comune. Lo studio americano è il più ampio finora realizzato sull'analisi vocale in relazione ai problemi cognitivi e nella sua semplicità potrebbe essere uno strumento utile per individuare per tempo segni di declino mentale precoce. Durante i test, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di descrivere una foto che era stata mostrata loro due anni prima in una sessione registrata. Quello che è emerso è che le persone che mostravano segni di debolezza cognitiva precoce tendevano a scivolare più velocemente degli altri in errori verbali. Dopo aver eseguito altri test con pazienti con genitori affetti dal morbo di Alzheimer, gli studiosi sono giunti alla conclusione che esistono alcuni aspetti del linguaggio che degenerano prima di quel che si pensi, e che si possano intercettare per tempo. I SEGNI DEL DECLINO Molti pazienti coinvolti nell'esperimento tendevano a indicare una persona con il pronome 'lui' o 'lei', invece che con il nome corretto. Un segno del sovraccarico di informazioni che bombardano il cervello che non sempre sono processabili in tempi rapidi. Ma non c'è da preoccuparsi se si tende a dire 'ehm' fra una parola e l'altra, e se si fa un po' fatica a richiamare rapidamente i nomi e associarli ai volti; se anche questo succedesse in età avanzata, non significa che la malattia mentale sia in agguato. "Nel normale processo di invecchiamento, questo può capitare in età avanzata e non compromettere la capacità di reggere una conversazione", spiega Kimberly Mueller, una delle autrici dello studio. Ora si tratta di avere altre conferme della attendibilità del test sulle foto, in modo da poterlo utilizzare presso gli studi medici per individuare l'insorgere di problemi cognitivi. I costi del procedimento sono bassi: bastano un registratore digitale e una app per analizzare i risultati.