Il running è contagioso?

Chi corre molto spinge gli altri runner a fare altrettanto. Lo sostiene un nuovo studio, che tira in ballo la teoria del confronto sociale

Correre è contagioso (Foto: Aurora Photos/Justin Bailie/Olycom)

Correre è contagioso (Foto: Aurora Photos/Justin Bailie/Olycom)

Correre può essere contagioso e visti gli effetti benefici dell'esercizio fisico non si tratta di una cattiva notizia. Uno studio pubblicato su Nature Communications suggerisce che quando una persona si dedica al running influenza il comportamento di amici e conoscenti, che tenderanno a imitarlo. I dati raccolti non sono ovviamente sufficienti per codificare usi e costumi di ogni corridore o aspirante tale del globo, tuttavia i risultati della ricerca possono aiutare gli psicologi a comprendere meglio quali meccanismi spingono una persona a impegnarsi in una determinata attività. CORRERE IN COMPAGNIA Il team guidato da Christos Nicolaides, della Sloan School of Management del MIT, ha raccolto per quasi cinque anni i dati di 1,1 milioni di runner, registrati attraverso una app per il fitness. I ricercatori si sono concentrati soprattutto sulle informazioni che gli utenti hanno condiviso con la propria rete sociale. L'intento era quello di capire se le performance e la routine di allenamento di un soggetto fossero in grado di condizionare le abitudini di altri corridori. DI CORSA SOTTO LA PIOGGIA Chi fa sport all'aria aperta deve sempre fare i conti con il bollettino meteo. Partendo da questa osservazione pratica, i ricercatori si sono chiesti cosa succede, ad esempio, quando due runner che abitano rispettivamente a Boston e Chicago, e che di norma si scambiano informazioni tramite la app, devono fronteggiare condizioni meteorologiche opposte. Detto in modo semplice: se l'utente A che vive a Boston si allena con intensità perché c'è una bella giornata, l'utente B che abita a Chicago, dove nel frattempo piove, si comporterà allo stesso modo? UNA MARCIA IN PIÙ Per rispondere alla domanda, Nicolaides e colleghi hanno preso in esame migliaia di dati condivisi. In estrema sintesi, la conclusione a cui sono arrivati è che, influenzato dalle gesta dell'amico di Boston, il runner di Chicago correrà più del solito nonostante il clima proibitivo. Tra gli uomini l'effetto emulazione si manifesta qualunque sia il sesso dell'altro runner. Le donne invece, tendono a sentirsi più sotto pressione quando il "rivale-amico" è di sesso femminile. A corollario, l'analisi ha poi messo in luce un aspetto forse meno intuitivo: il corridore di Chicago dà il meglio di sé quando l'atleta di Boston svolge una sessione di allenamento sottotono. LA TEORIA DEL CONFRONTO SOCIALE Per dare una possibile spiegazione al fenomeno, Nicolaides ha preso in prestito la teoria del confronto sociale del celebre psicologo statunitense Leon Festinger, secondo cui la gente cerca di valutare il proprio valore comparandolo al valore degli altri. Si tratta di un meccanismo che, nel caso dei runner, motiva gli individui a impegnarsi di più per pareggiare le performance altrui, ma li spinge anche a dare il massimo con avversari meno prestanti per certificare la propria superiorità. PREVEDERE LE MOSSE IN ANTICIPO Lo studio non porta a conclusioni complete e definitive. Tuttavia l'idea che la prassi di allenamento di un sportivo abbia ripercussioni dirette sulle abitudini di un altro soggetto potrebbe portare in futuro allo sviluppo di sofware per il fitness capaci di gestire e prevedere la componente motivazionale.