Gli ottimisti dormono meglio, la mindfulness cura l'insonnia

Il pensiero positivo aiuta a dormire meglio e senza disturbi. Una ricerca fa luce per la prima volta sulla connessione ottimismo-sonno

Un pensiero positivo sulla giornata aiuta il sonno - foto Geber86 Istock

Un pensiero positivo sulla giornata aiuta il sonno - foto Geber86 Istock

Se la mattina hai una buona ragione per alzarti dal letto, probabilmente il tuo sonno è migliore di quelli a cui invece la giornate pesa. Lo rivela un nuovo studio condotto in tandem dalle università Northwestern Medicine e Rush Medical Center, che ha analizzato la qualità del sonno su un pubblico di adulti anziani, scoprendo che l'ottimismo porta a notti migliori, con meno apnea del sonno e con ridottissima presenza di sindrome delle gambe senza riposo. Ma scopriamo di più.Leggi anche: Insonnia e stress, un circolo viziosoL'OTTIMISMO AIUTA IL SONNOLo studio americano, pubblicato sulla rivista Sleep Science and Practice, è il primo a rivelare che avere uno scopo nelle giornate (e per estensione nella vita), elimina i disturbi del sonno e ne aumenta la qualità, per un lungo periodo di tempo. Finora si era riusciti a misurare l'impatto del 'pensiero positivo' solo in momenti isolati ma non sulla durata complessiva della notte e nemmeno su periodi significativi. I test sono stati condotti su oltre 800 persone di età compresa fra i 60 e i 100 anni (la media era di 79 anni) a cui sono state somministrate domande in forma di questionario. I risultati hanno evidenziato che chi aveva la percezione di vivere una vita significativa aveva anche una qualità del sonno migliore, meno episodi di apnea (un problema che aumenta con l'età e porta a una respirazione solo superficiale e piccole interruzioni della respirazione) e una percentuale del 63% in meno di 'sindrome della gamba inquieta' (un disturbo che spinge irresistibilmente a muovere le gambe durante il sonno).Leggi anche: 5 consigli per combattere l'insonnia

LA CURA: TERAPIE DI MINDFULNESSI medici sostengono che i risultati, nonostante siano emersi su un campione di persone anziane, si possono estendere anche a altre fasce di popolazione adulta. La ricerca può rappresentare un punto di partenza per mettere a punto terapie adatte a combattere i disturbi del sonno. Jason Ong, professore associato di neurologia presso la Northwestern University Feinberg School of Medicine, spiega che un aspetto importante è quello dell'educazione: "Aiutare le persone a coltivare uno scopo nella vita potrebbe essere un'efficace strategia per migliorare la qualità del sonno, in particolare in chi soffre di insonnia". In questo senso suggerisce le terapie di mindfiulness, una disciplina basata sulla meditazione e il relax. Leggi anche: Ecco come la meditazione cambia la mante e migliora la salute