Gli oranghi si medicano da soli

L'automedicazione è una pratica diffusa anche tra gli oranghi del Borneo, che a quanto pare hanno molto da insegnare anche all'uomo

(Foto: Freder/iStock)

(Foto: Freder/iStock)

In natura esistono numerosi esempi di automedicazione animale. Tuttavia, finora non era mai stato dimostrato in modo evidente che un parente stretto dell'uomo come l'orango fosse capace di curarsi da solo. I dubbi sono stati fugati da uno studio pubblicato su Nature, che racconta come l'orango del Borneo (Pongo pygmaeus) usi una particolare pianta per alleviare i propri acciacchi muscolari. COSA SI SAPEVA Osservazioni precedenti avevano già messo in luce che l'orango del borneo mastica e poi si strofina sul corpo le foglie di una pianta chiamata Dracaena cantleyi (il genere dracena comprende svariate specie a uso ornamentale). Si tratta di un comportamento peculiare, che non trova riscontro in nessuna altra grande scimmia asiatica. IL GUSTO NON È TUTTO Il cattivo sapore della D. cantleyi non sembra condizionare gli oranghi. Nonostante siano amarissime per il palato, le foglie vengono masticate fino a spremere una sostanza schiumosa; il resto delle fibre vegetali viene sputato, avvalorando l'ipotesi che le scimmie non vogliano riempirsi la stomaco, ma siano interessate al composto racchiuso nella pianta. ANTINFIAMMATORIO NATURALE Per capire cosa spinge gli oranghi a strofinarsi addosso la schiuma, un'equipe internazionale di ricercatori ha analizzato la D. cantleyi più da vicino. I risultati dei test hanno così rivelato la pianta gode a tutti gli effetti di proprietà medicinali, e che nello specifico ha un'azione antinfiammatoria. UNA PIANTA AL GIORNO TOGLIE IL MEDICO DI TORNO Sulla base delle informazioni raccolte, gli scienziati pensano che le scimmie cerchino rimedio ai dolori muscolari di braccia e gambe. Questo è supportato dal fatto che su cinquanta esemplari monitorati durante lo studio, cinque dei sette oranghi che si sono automedicati erano madri impegnate nel trasporto di neonati. Un'attività che mette a dura prova soprattutto gli arti superiori, che necessitano quindi di un minimo di sollievo. GUARDANDO SI IMPARA Tangenzialmente, la ricerca fa emerge un aspetto altrettanto affascinante: le popolazioni indigene del Borneo utilizzano le foglie della medesima pianta per ovviare a indolenzimenti e affaticamenti. Questo aspetto è in linea con quanto descritto in alcuni studi di etnomedicina, che suggeriscono che tali comunità autoctone abbiano ampliato il proprio bagaglio di conoscenze mediche osservando il comportamento degli animali malati. Leggi anche: - Abbracci tra oranghi: uno spettacolo! - La storia di Alba, l'unico orango albino del mondo - Nuova specie di orango, soli 800 esemplari