Venerdì 19 Aprile 2024

E' l'Adriatico il self-service delle tartarughe marine

La zona attira e sfama migliaia di Caretta caretta che raggiungono le zone settentrionali per fare provvista di cibo. E, nell'area, c'è anche l'ospedale di Riccione che lavora solo grazie alle donazioni di privati

Caretta caretta in "ospedale"

Caretta caretta in "ospedale"

Bologna, 17 ottobre 2017  - Un mare di tartarughe. Ce ne sono 75.000 nell'Adriatico. E il perché si trovino tanto 'bene', specie tra Trieste, Ravenna e il Conero, è presto detto: che la Romagna sia terra di buon cibo e di pesce saporito lo sanno in tanti, ma lo sanno benissimo anche le decine di migliaia di tartarughe marine che ogni anno nuotano per centinaia di miglia per raggiungere l'alto Adriatico. Non per deporre le uova, ma per alimentarsi e nutrire i piccoli. Si tratta infatti di un mare poco profondo, ricco di crostacei, una sorta di 'self service' per le tartarughe marine. Le loro possenti mascelle possono frantumare senza problemi i gusci duri dei granchi, dei ricci di mare, dei bivalvi ma più frequentemente mangiano spugne, meduse, cefalopodi, gamberetti e pesce. In questa zona dell'Adriatico si possono vedere spesso, durante tutto l'anno, soprattutto d'estate, ma anche nei mesi autunnali e talvolta d'inverno. E così le ultime rilevazioni dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ne censiscono circa 75.000. Spiega Sauro Pari, presidente della Fondazione Cetacea onlus con sede a Riccione:

"Nell'area tra il Conero e Trieste sono state censite tra le 25.000 e le 45.000 tartarughe, prevalentemente della specie Caretta caretta, rettili che nascono nello Ionio, nell'Egeo e nel nord Africa e che poi vengono ad alimentarsi nel nostro mare. Si possono vedere soprattutto in estate, oltre le 12 miglia, e specialmente quando c'è il sole". Mangiano alghe, meduse e granchi. "Ma sono golosissime anche di cozze e vongole, e per questo motivo una della zone di maggior concentrazione di tartarughe sono le aree in cui sono presenti gli allevamenti di mitili, una sorta di self service per questi simpatici animali". Ma il mare Adriatico nasconde anche non poche insidie per le tartarughe. Sono diversi, infatti, i problemi per questi animali marini: possono finire intrappolati nelle reti dei pescatori o ingerire un sacchetto di plastica credendolo una medusa. E finiscono (anche loro) all'ospedale.

"Il nord Adriatico è un'area di svernamento e di foraggiamento di tartarughe, sia adulte sia giovani - spiega Carla Ferrari, direttore della Struttura operativa Daphne dell'Arpae dell'Emilia-Romagna - e l'interesse del ministero Ambiente, con il coinvolgimento delle Regioni, è rivolto a salvaguardare la tartaruga marina. Pertanto le azioni da mettere in campo sono l'utilizzo di apparecchiature da installare nelle reti a strascico per impedire la cattura accidentale di tartarughe e l'individuazione di aree di tutela in Adriatico per aumentare le aree di salvaguardia. Per quanto riguarda la rilevazione della presenza di plastica, in applicazione al Decreto Strategia Marina stiamo monitorando la presenza di rifiuti sulle spiagge, arrivati a seguito di mareggiate, i rifiuti abbandonati sul fondale marino, in particolare le reti da pesca abbandonate che diventano trappole per pesci, tartarughe e delfini, e anche i rifiuti presenti nello strato superficiale del mare, in particolare il microlitter, cioè materiale solido di dimensioni inferiori ai cinque millimetri microplastiche che tendono ad accumularsi preferibilmente sulla superficie del mare".

A Riccione, aggiunge ancora Pari, c'è l'Ospedale delle Tartarughe, con 42 "posti letto" (vasche singole, altrimenti si azzuffano) e che costa ogni anno circa 180.000 euro tra strutture e cure, compresa la tac. Quando i pescatori o le Capitanerie segnalano una tartaruga in difficoltà, "la curiamo e poi, se sopravvive la liberiamo ancora in mare". Quest'anno, prosegue Pari, "abbiamo curato e poi liberato ben 58 tartarughe, circa 550 negli ultimi dieci anni. Da più di 20 anni Cetacea rappresenta un punto di riferimento per le Capitanerie di Porto e per le autorità e fornisce un servizio che si è talmente radicato sul territorio da essere ormai considerato 'servizio pubblico', ma senza nessun sostegno economico che dal pubblico provenga".

Oltre all'Ospedale delle tartarughe, la Fondazione Cetacea gestisce "Adria", centro di recupero animali marini e di divulgazione sul mare Adriatico. Il Centro, oltre alle strutture di ricovero degli animali malati o feriti, ha diverse sale espositive, una sala video, un laboratorio didattico, una sala conferenze e una biblioteca specializzata (http://fondazionecetacea.org). Si tratta di un centro aperto al pubblico che, per la sua specificità, viene inserito anche in pacchetti turistici e didattici come fa Giratlantide, tour operator di Cervia (www.giratlantide.net): "La visita al Centro Adria è ben inserita nei nostri pacchetti - spiega Cristina Pagliarani, direttore tecnico dell'agenzia viaggi - e negli ultimi due anni è aumentato il numero di scolaresche italiane (primarie e secondarie di primo grado) che hanno scelto per i loro viaggi di istruzione percorsi di tre giorni-due notti che prevedono la conoscenza dell'ecosistema marino costiero". Nel 2012, inoltre, la Regione Emilia-Romagna, sollecitata da Fondazione Cetacea, ha istituito una Rete regionale per la tutela delle tartarughe marine: hanno siglato l'intesa anche l'Università di Bologna, l'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna, le Capitanerie di porto di Ravenna, Rimini e Porto Garibaldi, i Carabineri Forestali, Arpae Daphne e le diverse fondazioni da anni impegnate nella tutela dell'ambiente, come il Centro ricerche marine di Cesenatico. La Rete emiliano-romagnola è in stretta sinergia operativa con le Reti di Veneto, Marche e Abruzzo per una visione complessiva dell'intero bacino Adriatico sul piano delle problematiche legate alla tutela delle tartarughe marine. "Una ampia collaborazione operativa, anche grazie alla collaborazione dei pescatori - aggiunge Pari - ma ci sosteniamo unicamente col volontariato e le donazioni dei privati, compreso il 5 per mille e le adozioni online ('Adotta una Tartaruga') delle tartarughe che salviamo".  Per contatti con la nostra redazione: [email protected]