Mercoledì 24 Aprile 2024

Strage programmata di orsi e lupi in Romania. Enpa scrive all'ambasciatore

La presidente Carla Rocchi ha espresso al diplomatico tutte le perplessità dell'ente e di migliaia di italiani per il piano messo a punto che prevede abbattimenti. "Per la convivenza vanno cercate soluzioni incruente"

Lupo in una foto Di Marco Palombi

Lupo in una foto Di Marco Palombi

Roma, 7 settembre 2017 – «Desidero esprimerle, a nome dell’Ente Nazionale Protezione Animali e dei tantissimi italiani che ci hanno contattato, la nostra grande preoccupazione per il piano di intervento contro orsi e lupi, che dovrebbe vedere “l’abbattimento o l’allontanamento” di almeno 150 orsi e 73 lupi». Inizia così la lettera che la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, ha scritto all’ambasciatore della Romania in Italia, George Gabriel Bologan, dopo aver appreso da Repubblica di un piano del governo di Bucarest per contrastare la presenza di questi animali. Che in passato – ha ricordato Rocchi – sono stati molto vicini all’estinzione, a causa delle campagne di sterminio, e che proprio per questo oggi godono di un particolare regime di protezione internazionale.

Eventuali problemi di convivenza con orsi e lupi, così come con ogni altra specie selvatica, devono essere affrontati e risolti, puntando sulla prevenzione e non imbracciando le armi. Anche perché l’avallo di metodiche violente appare destinato a favorire le peggiori iniziative individuali e a scatenare ulteriore bracconaggio, che rappresenta un gravissimo danno all’ambiente e all’immagine di un Paese già depauperato dal “turismo” venatorio. «In passato abbiamo espresso il nostro forte rammarico per il forte colpo che al Vostro patrimonio faunistico viene arrecato dal flusso di cacciatori provenienti dall’Italia; una forma di “turismo” deprecabile e pericolosa. Se il piano dovesse passare alla fase operativa - ha aggiunto Rocchi -  causerà danni irreparabili alle popolazioni di lupi e orsi, con un autentico depauperamento del “sistema-ambiente” della Romania».

Per uscire da questa situazione c’è una sola soluzione: sospendere l’intervento e adottare - con il contributo delle associazioni ambientaliste e animaliste - un nuovo piano, finalizzato stavolta alla prevenzione degli eventuali problemi di convivenza con le altre specie, sulla scia di quanto attuato in altre realtà europee che hanno positivamente risolto tali situazioni con metodi “cruelty free”.

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