Martedì 23 Aprile 2024

Si chiamerà Dànilo il primo gipeto pronto a involarsi

Parco nazionale dello Stelvio. Omaggio a Mainardi, il grande etologo scomparso che per 40 anni è stato presidente della Lipu

Gipeto  in una foto Mendi per Lipu

Gipeto in una foto Mendi per Lipu

Roma, 29 marzo 2017 - Hanno circa un mese e mezzo di vita e a fine primavera spiccheranno il loro primo volo. Stiamo parlando dei giovani gipeti del Parco Nazionale dello Stelvio: il primo di essi che si involerà verrà “battezzato” con un nome illustre: quello di Dànilo, in omaggio al grande etologo e presidente onorario della Lipu scomparso di recente, Dànilo Mainardi. La bella iniziativa è stata proposta nell’ambito del 26esimo “Censimento contemporaneo di Aquila reale e Gipeto” dal Parco Nazionale dello Stelvio - Lombardia, e accolta con piacere dalla Lipu-BirdLife Italia e dalla famiglia del professor Mainardi. Non resta ora che attendere giugno, dunque, per vedere chi tra i giovani che attualmente sono nel nido sarà più veloce a involarsi, aggiudicandosi così il prestigioso nome.   “Questa iniziativa – spiega Alessandro Meinardi, direttore del Parco Nazionale dello Stelvio-Lombardia – rientra nell’ottica di valorizzare l’operato del professor Mainardi per l’ambiente, la natura e per l’attenzione che ha posto nella divulgazione e nella conservazione degli uccelli e in particolare dei rapaci. In linea con quanto fatto dal professor Mainardi, anche il nostro Parco, oggi più che mai, si è posto l’obiettivo di vincere la sfida sul grave tema del saturnismo, ossia dell’intossicazione da piombo, un problema molto ampio e difficile da contrastare nel nostro territorio ma anche a livello internazionale. E per fronteggiare il quale, le politiche finora messe in campo – conclude il direttore Meinardi – sono poco stringenti così come l’impegno profuso troppo debole”.   "E' un pensiero che Mainardi apprezzerebbe moltissimo - aggiunge Danilo Selvaggi, direttore generale della Lipu-BirdLife Italia - sia per il suo amore profondo per la vita degli animali, sia perché frutto, l'involo dei gipeti, di un’impegnativa opera scientifica trentennale, fatta di impegno, reintroduzioni attente e conservazione. Un'opera di quel genere che Dànilo Mainardi amava molto. C'è dunque un doppio omaggio, nell'iniziativa del Parco: dare il nome di Dànilo al nuovo involato e continuare a lavorare per il bene della scienza e della natura protetta".   Sono 34 le coppie di aquila reale (20 nel territorio lombardo del Parco e nel suo stretto intorno, 9 nel settore altoatesino e 5 in quello trentino) e 7 quelle di gipeto (2 nel settore altoatesino e 5 in quello lombardo) nidificanti nel Parco Nazionale dello Stelvio. Una presenza dunque di inestimabile valenza conservazionistica, data l’oggettiva rarità della specie (estinta sulle Alpi all’inizio del secolo Novecento), presente sull’arco alpino europeo con soli 33 territori.  Un patrimonio di grande valore che il Parco segue fin dal 2004 attraverso un programma ordinario di ricerca e monitoraggio che, tra le varie azioni messe in atto, prevede anche l’organizzazione e il coordinamento di due censimenti annuali attraverso l’impiego di personale accuratamente selezionato: circa 200 rilevatori quali ornitologi e birdwatchers esperti, volontari che affiancano gli Agenti che fanno vigilanza nel Parco, (ex Agenti Forestali, ora Carabinieri del nuovo Comando Unità per la Tutela forestale, ambientale e agroalimentare) e quelli della Polizia provinciale di Sondrio, Brescia, Lecco, Trento e Bolzano.   Prima del suo avvio, nel 1986, ufficializzatosi col rilascio in natura dei primi gipeti allevati in cattività, il progetto di reintroduzione della specie è stato progettato in maniera assai accurata per 10 lunghi anni, grazie al fondamentale supporto di ornitologi, veterinari, Parchi nazionali e Associazioni ambientaliste di tutto l’arco alpino. “L’avvio definitivo del progetto – spiega Enrico Bassi, consulente scientifico del Parco e Responsabile del progetto di monitoraggio dei grandi rapaci - ha visto l’utilizzo di soggetti provenienti dalla cattività che, una volta riprodotti, hanno potuto fornire giovani da reintrodurre in natura grazie alla tecnica dell’hacking. Anche il Parco Nazionale dello Stelvio ha contribuito finanziando il rilascio di ben 11 individui in Val Martello, in provincia di Bolzano". Per contatti con la nostra redazione: [email protected]