Mercoledì 24 Aprile 2024

Cassazione: "Incompatibile la detenzione di elefanti a catena corta"

Seconda sentenza, resa nota dalla Lav, sulle condizioni di vita dei pachidermi nei circhi. Un appello al Parlamento perché non si vanifichino i passi avanti nella Legge sullo spettacolo

Elefanti del circo in una foto Newpress

Elefanti del circo in una foto Newpress

Roma, 4 ottobre 2017 - Una nuova sentenza della Cassazione conferma il sentiero già tracciato dalla Suprema Corte in una precedente storica pronuncia del 2016 nei confronti di Livio Togni: la detenzione di elefanti legati a catena corta è incompatibile con le caratteristiche etologiche degli animali e costituisce motivo di gravi sofferenze, integrando il reato previsto dall’Art. 727 del Codice Penale. 

A conclusione dell’udienza di ieri, infatti, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal gestore dell’American Circus confermando la condanna in primo grado emessa dal Tribunale di Alessandria nel maggio 2016 a 2.700 euro di ammenda per “detenzione incompatibile con la propria natura”, ai sensi dell’Art. 727 del Codice Penale, per aver tenuto cinque elefanti con corte catene che, legando due zampe per ogni animale, impedivano loro la quasi totalità dei movimenti. E' quanto riporta un comunicato della LAV.   L'uomo era stato denunciato nel novembre del 2011, dopo un’ispezione presso l’American Circus delle Guardie Zoofile della LAC svolta con il coordinato scambio informativo dell’Area Animali Esotici della LAV, e in seguito al mancato rispetto della prescrizione del veterinario Asl Alessandria che chiedeva rimozione e limiti all’utilizzo delle catene, in conformità con quanto stabilito dalle linee guida della Commissione Scientifica CITES del Ministero dell’Ambiente, che stabiliscono il divieto di utilizzo delle catene se non per brevi periodi e per particolari e limitate operazioni, continua la nota. 

Una pronuncia storica, per quale la LAV esprime massima soddisfazione, ringraziando inoltre l’avvocato Raffaella Sili del foro di Roma per l’assistenza legale fornita nel corso del procedimento. 

“Questa pronuncia della Corte di Cassazione, la seconda in ordine di tempo, dopo quella dell’aprile 2016 su un caso analogo, conferma che detenere un animale a catena corta è incompatibile con la sua natura – dichiara Gaia Angelini, Responsabile Area Animali Esotici, LAV – Si tratta di una condizione che può verificarsi in tutti i circhi italiani che utilizzano elefanti, purtroppo ancora tanti e praticamente tutti prelevati in natura e sfruttati per intrattenimenti anacronistici a fini ludici in forza di una legge del 1968, spesso con un supporto di un finanziamento pubblico al mondo dei circhi di diversi milioni di euro all’anno. Oggi, sono ben due le sentenze della Suprema Corte che censurano comportamenti di questo tipo, dando un chiaro messaggio ai circensi che usano animali: il mancato rispetto dei loro bisogni etologici è produttivo di sofferenza e pertanto punibile per legge” accusa ancora la LAV.   La condizione di cattività che il circo comporta per gli animali è inaccettabile e deve essere definitivamente superata: la LAV lo sostiene da sempre e ne è convinta anche la maggioranza dei cittadini italiani (il 71,4% è contrario ai circhi con animali, fonte Eurispes 2016), oltre ad una parte significativa della comunità scientifica: lo ha infatti ribadito anche la FVE (Federazione dei Veterinari Europei)  per cui i “comportamenti istintivi e bisogni naturali” degli elefanti “non possono essere soddisfatti in un circo itinerante; soprattutto in termini di alloggi e di rispetto alla possibilità di esprimere comportamenti normali” e ancor più recentemente la FNOVI (Federazione Nazionale Ordini dei Veterinari ItalianI) che in una sua nota inviata nel maggio 2017 al Presidente  del Senato Pietro Grasso, alla 7ª Commissione permanente del Senato,  ai Ministri Franceschini e Lorenzin ha dichiarato: “(…) ci appare evidente che gli animali, in particolare se selvatici, non possano essere detenuti per scopi ludici dell'uomo. (…) Gli spettacoli circensi con animali sono quanto di più lontano si possa immaginare dai concetti di convivenza e di possesso responsabile degli animali, concetti dei quali siamo convinti sostenitori e promotori. La soluzione non può che essere la progressiva dismissione degli animali dai circhi come prevista dal Disegno di Legge 2287- bis sul Codice dello Spettacolo”, riporta il comunicato.

“Si tratta di un chiaro posizionamento della comunità civile e scientifica che le Istituzioni non possono più ignorare e a cui hanno il dovere di allinearsi, se intendono essere pienamente rappresentative delle istanze dei cittadini – dichiara la LAV, rivolgendo un appello a Governo e Parlamento - Ci auguriamo che, dopo il colpo inferto al Disegno di Legge 2287- bis con la modifica del testo  da “graduale eliminazione” a “graduale superamento” dell’utilizzo degli animali nei circhi, avvenuta nel corso della votazione dello scorso 20 settembre in Aula al Senato,  nella seconda lettura della Camera, Governo e Deputati ritrovino il coraggio di sostenere une vera riforma, con una data certa per il cambiamento, per mantenere l’impegno alla dismissione degli animali nei circhi, pratica ormai incompatibile con il livello di civiltà, sensibilità e consapevolezza raggiunto dalla società contemporanea”, conclude la nota LAV. Per contatti con la nostra redazione: [email protected]