Giovedì 18 Aprile 2024

Esportazione di animali vivi: viaggio ai confini dell'orrore

Gli investigatori di Compassion in World Farming hanno trascorso 10 giorni al confine tra Turchia e Bulgaria per documentare le condizioni di bovini e ovini vivi trasportati fuori dai confini dell'Unione europea

Mucca durante un trasporto

Mucca durante un trasporto

Roma, 25 settembre 2017 - Nell'agosto 2017 gli investigatori di Compassion in World Farming hanno trascorso 10 giorni al confine tra Turchia e Bulgaria per documentare le condizioni di bovini e ovini vivi, trasportati fuori dai confini dell'Unione europea, rilevando «sofferenze devastanti» in violazione alla normativa europea: dal caldo insopportabile alla disidratazione, alle condizioni igieniche precarie, al rischio di ferirsi per diverse cause. Con una petizione al presidente della Commissione Juncker e ai Commissari al Commercio Malmstrom e all'Agricoltura e Sviluppo rurale Hogan si chiede di vietare queste esportazioni. Ogni anno l'Ue «esporta» in Medio Oriente, Nord Africa e Turchia oltre due milioni di bovini e ovini, un business che vale 4 miliardi secondo Eurostat. Gli animali, stipati in camion sovraffollati, sono trasportati via strada per lunghissimi viaggi diretti in Turchia o ai porti nel Sud Europa, dove vengono imbarcati e trasportati in Medio Oriente e in Nord Africa dove «spesso vengono macellati in maniera brutale». 

Gli investigatori del Ciwf hanno visto, ad esempio, 500 pecore bloccate al confine per 4 giorni senza bere e senza mangiare. La ong ha inoltrato le informazioni alle Autorità coinvolte. «Gli investigatori hanno visto camion con più livelli, pieni di pecore e vacche, i cui soffitti erano talmente bassi che toccavano le groppe degli animali» costretti a «mantenere una posizione chinata senza poter alzare la testa, scomodamente intrappolati, senza poter avere una visuale chiara e in difficoltà nel mantenere l'equilibrio».

All'interno dei camion, aggiunge la ong, «molti col sistema di aerazione rotto, la temperatura superava i 35 gradi. Spesso i sistemi di abbeveraggio non erano funzionanti o non fruibili da tutti gli animali, a causa della difficoltà di movimento, che quindi erano disidratati. Gli animali rischiavano di ferirsi per diverse cause; potevano essere schiacciati o calpestati dai propri simili; potevano incastrarsi le zampe nei pericolosi spazi vuoti dei tramezzi dei camion; potevano procurarsi dei profondi tagli con i bordi taglienti presenti all'interno dei mezzi, cadendoci addosso o venendo spinti contro di essi». Senza paglia o altro materiale come lettiera, gli animali «erano costretti a stendersi sul pavimento del camion, ricoperto da un alto strato di urina e feci». La ong riferisce che «non era raro vedere alcuni animali sottopeso, altri che tossivano e mostravano i sintomi di lesioni e malattie. Su alcuni camion erano visibili animali morti e quelli ancora vivi non potevano aggirare i corpi in decomposizione».

La scorsa settimana Eurogroup for Animals ha consegnato un milione di firme di cittadini europei al Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis e grazie a questo il tema è stato inserito nell'agenda politica dell'Unione: sarà infatti creato un sottogruppo di lavoro dedicato ai trasporti nella piattaforma sul benessere animale dell'Ue. Il sottogruppo, conclude la ong, avrà lo scopo di rivedere l'attuale sistema di regole che disciplinano il trasporto su animali vivi a lunga distanza.

Per firmare: https://action.ciwf.it/ea-action/action?ea.client.id=1802&ea.campaign.id=78004&utm_campaign=transport&utm_source=actionemail&utm_medium=email&ea.url.id=1053201 Per contatti con la nostra redazione: [email protected]