Giovedì 18 Aprile 2024

"La Liguria aggira il divieto di foraggiamento dei cinghiali"

LAC accusa: da aprile sono stati istituiti punti fissi affidati ai cacciatori a fini "dissuasivi". "Per le leggi dello Stato si tratta di un reato"

Uno dei siti di foraggiamento in una foto LAC

Uno dei siti di foraggiamento in una foto LAC

Genova, 24 aprile 2017 - "La Regione Liguria aggira il divieto statale di foraggiamento dei cinghiali. La LAC contesta il via libera, da aprile, al foraggiamento in punti fissi da parte dei cacciatori". E' quanto riporta una nota di Lega per l'abolizione della caccia.

"Foraggiare i cinghiali attualmente è un reato contravvenzionale, previsto dall’art. 7 della legge statale 221/2015,  e punito con l’arresto da due a sei mesi oppure con un’ ammenda alternativa (sempre irrogata dal tribunale) di importo  da 516  a   2.065 euro. Ma la  cosa non sembra interessare al “regno autonomo” dell’Assessorato Agricoltura della Regione Liguria, che con un decreto dirigenziale (n. 302 del 27 gennaio 2017),  ossia il Piano regionale di abbattimento del cinghiale per l’anno 2017, prevede comunque la possibilità per i cacciatori di effettuare i cosiddetti “foraggianti dissuasivi”; si tratta del rilascio autorizzato di quantità di un chilogrammo al giorno di granella di mais per ogni sito  (oramai ce ne sono parecchie decine in ogni provincia ligure), purché a 500 metri di distanza dalle case e coltivi, nel periodo intercorrente tra il 1 aprile e il 30 settembre 2017" accusa la Lac nel comunicato.

"Il pretesto - continua la LAC-Lega Abolizione Caccia -  sarebbe quello di tenere lontano i cinghiali dalle produzioni agricole; in realtà il foraggiamento in boschi e campagne è gestito dai cacciatori “cinghialisti”, sotto l’egida degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) , ed ha il vero scopo di “fidelizzare” i cinghiali nelle aree dove ciascuna squadra di cacciatori esercita in forma esclusiva le battute al cinghiale in un determinato comune o area. Si sta diffondendo l’impiego di foraggiatori appesi agli alberi  che rilasciano automaticamente il mais nei boschi, grazie all’ausilio di di un timer", prosegue la nota.

"Il punto assai grave è che la Regione Liguria autorizza, con un proprio atto amministrativo, una pratica che in realtà una legge dello Stato vieta espressamente e qualifica come reato;  di fatto questi foraggiamenti costituiscono una risorsa alimentare aggiuntiva per la specie cinghiale, diminuendone la mortalità naturale" si legge ancora nel documento. "Ovviamente i prescritti 500 metri di distanza da case e coltivi, quand’anche effettivamente rispettati,  non garantiscono per nulla che i cinghiali già foraggiati a mais non si avvicineranno mai più ad un orto. Un comportamento, quello della Regione Liguria, illogico e incoerente, viste le giuste critiche a chi alimenta illegalmente i cinghiali anche nelle aree urbane,  oltre agli  ipocriti proclami dell’Assessorato regionale sulla necessità di contenere la specie" prosegue la LAC.

"Una sorta di tela di Penelope venatoria : fingere di voler diminuire i cinghiali, ma al tempo stesso blandire le squadre di cacciatori che, coi foraggiamenti,  vogliono mantenere inalterate  le possibilità di carniere anno dopo anno" conclude la nota.