Giovedì 25 Aprile 2024

Associazioni accusano: "In anticipo sui tempi il Piemonte ha riaperto la caccia"

ENPA, LAC, LAV, LEAL Lega Antivivisezionista, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, OIPA, PRO NATURA, SOS Gaia puntano il dito contro la decisione che ignora l'emergenza fauna

Cacciatori (Foto di repertorio)

Cacciatori (Foto di repertorio)

Torino, 19 novembre 2017 - La Giunta Regionale piemontese ha riaperto  anzitempo la caccia negli ambiti percorsi dagli incendi.  Non corrisponde al vero la notizia circolata che la Regione avrebbe semplicemente prolungato il divieto di caccia.  Con delibera approvata venerdì 17 novembre 2017, la Giunta Regionale del Piemonte  ha riaperto anzitempo, con due settimane  di anticipo,  l’attività venatoria nei comprensori alpini percorsi dagli incendi annullando il divieto che prevedeva lo stop fino al 30 novembre 2017. Così afferma una nota delle associazioni ENPA, LAC, LAV, LEAL Lega Antivivisezionista, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, OIPA, PRO NATURA, SOS Gaia.

Le  associazioni  di  protezione  ambientale  e  animaliste  condannano  fermamente  questa decisione  che  tiene  in  considerazione  solamente  l’interesse  di  una  minoranza  armata  e  in nessun conto le esigenze di sopravvivenza delle specie selvatiche. In Provincia di Torino la caccia è stata sospesa  fino al termine della stagione venatoria solamente in 19 comuni dove si sono sviluppati gli incendi e in provincia di Cuneo solamente in 5 aree in gran parte costituite da zone percorse dal fuoco dove la caccia sarebbe già vietata per 10 anni ai sensi dell’art. 10 della legge 353/2000. Nelle aree ove la caccia rimane vietata per effetto del provvedimento della Giunta fino al termine della stagione venatoria, gli animali sopravvissuti agli incendi si sono probabilmente già da tempo allontanati, insistono le associazioni. 

"Nessuno interpreti i provvedimenti regionali come interventi in favore della fauna selvatica - si legge ancora nella nota - . Trattasi dell’ennesimo regalo ai cacciatori. La  strampalata  ipotesi   ventilata  agli  organi  di  informazione  dall’assessore  regionale  di istituire zone di protezione nelle aree percorse dal fuoco, rappresenterebbe un inganno ai danni del nostro martoriato patrimonio faunistico. Poiché  la  legge  157/1992  prevede  percentuali  fisse  per  la  realizzazione  delle  oasi  di  protezione, voler realizzare oasi di protezione nelle aree percorse dal fuoco,  dove già la caccia è vietata per 10 anni ai sensi dell’art. 10 della Legge 353/2000, significa solamente vietare la caccia in zone dove la caccia è già vietata e la fauna selvatica non esiste più e riaprirla di conseguenza in altre zone dove la fauna invece è presente o potrebbe avere trovato rifugio", sottolineano ENPA, LAC, LAV, LEAL Lega Antivivisezionista, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, OIPA, PRO NATURA, SOS Gaia.

Le  Associazioni  ambientaliste  ed  animaliste  chiedono  quindi  all'Assessore  un  atto  di coerenza e indipendenza politica dal mondo venatorio, confermando il divieto di caccia in tutti i comprensori  percorsi  dal  fuoco  fino  al  termine  della  stagione  venatoria  o  quantomeno  fino  al termine previsto in origine. Così conclude il comunicato delle associazioni. [email protected]