I botti? "Una pratica violenta e pericolosa. I Comuni li bandiscano"

Enpa lancia la campagna contro i fuochi di Capodanno che, per gli animali domestici e selvatici, rappresenta un concreto rischio di morte

Cagnolino spaventato

Cagnolino spaventato

Roma, 28 dicembre 2017 - «Una pratica violenta e pericolosa, spesso alimentata e collegata a fenomeni di illegalità». Queste le parole con cui Marco Bravi, Presidente Consiglio Nazionale ENPA e Responsabile Comunicazione e Sviluppo iniziative Enpa la campagna social dell'associazione contro i botti di Capodanno. «Una pratica - osserva Bravi - pericolosissima anche gli uomini, stando ai bollettini di guerra di Capodanno che, quando va bene, ci raccontano di numerosi feriti». Ma per gli animali il fattore pericolo cresce a livelli esponenziali. Negli uccelli, ad esempio, i botti causano una vera crisi di panico che li spinge a fuggire terrorizzati dai dormitori, volando al buio anche per chilometri. La loro sorte è segnata: moltissimi perdono la vita nell'urto contro muri, alberi o cavi elettrici; invece, quelli che riescono a trovare rifugio su qualche albero spesso muoiono assiderati a causa delle rigide temperature invernali e della mancanza di riparo. E' quanto riferisce una nota dell'Enpa.

Nei gatti e nei cani i fuochi di Capodanno creano stress e spavento così forti tali da indurli a fuggire dai propri giardini e recinti, per scappare dal rumore tanto più insopportabile in quanto la sensibilità del loro udito di gran lunga superiore a quella dell'uomo. L’uomo ha un udito con una percezione compresa tra le frequenze denominate infrasuoni, intorno ai 15 hertz, e quelle denominate ultrasuoni, sopra i 15.000 hertz. Cani e gatti, invece, dimostrano facoltà uditive di gran lunga superiori: il cane fino a circa 60.000 hertz mentre il gatto fino a 70.000 hertz. E così molti di loro, in fuga, finiscono vittime del traffico veicolare con gravi danni per loro e con grave pericolo per l'incolumità degli automobilisti, prosegue la nota.

A rischio, poi, anche gli animali negli allevamenti per i quali sono noti, soprattutto per le femmine "in attesa", casi di aborto da spavento. «Insomma, non c'è alcuna valida e logica ragione perché si continui con questa pratica così pericolosa. Per questo - conclude Bravi - invito tutti a condividere la nostra campagna social "anti-botti" (qui il link: http://urlin.it/145af2) con l'obiettivo di far crescere il numero di Comuni che, come quelli di Verona e di Ruvo di Puglia (Bari), hanno detto no ai botti, scegliendo così di proteggere uomini e animali». Qui il link per la campagna social di Enpa contro i "botti": http://urlin.it/145af2