Giovedì 25 Aprile 2024

Siamo in deficit: le risorse della Terra divorate dagli allevamenti

Overshoot day. L’acqua bene sempre più scarso perché alimenta le “macchine animali”. I governi devono intervenire sollecita Annamaria Procacci dell'Enpa

Siccità in una foto Lapresse

Siccità in una foto Lapresse

Roma, 1 agosto 2017 – «La carne mette sete. Da domani 2 agosto, 6 giorni  prima rispetto al 2016, a causa delle attività umane e di uno sfruttamento dissennato, le risorse mondiali rinnovabili andranno in deficit. Oggi, infatti, è l'ultimo giorno in cui vengono consumate le potenzialità che “Madre Terra” può offrire per il 2017. Da oggi, dunque,  andremo a debito gravando così sulle spalle delle future generazioni di viventi: chiediamo al pianeta molto più di quanto esso possa dare. Fanno eccezione i vegetariani: la loro impronta “ecologica”, il loro passaggio sul pianeta, è assai leggero, perché sono l'industria e il consumo della carne ad avere un peso insostenibile. Soprattutto per riguarda il consumo di acqua. Ormai, la water footprint deve avere una priorità nel bollettino delle emergenze». Lo dichiara la consigliera nazionale di Enpa Annamaria Procacci, che sottolinea, come tra i principali responsabili di questa allarmante “situazione debitoria”, vi siano proprio gli stili di vita e le abitudini di consumo alimentare, ispirati al modello occidentale e seguiti da una parte consistente della popolazione, anche nei Paesi emergenti.

«Acqua per coltivare i cereali, ben oltre la metà di quelli prodotti sul Pianeta sono destinati ad alimentare gli animali "da carne". Acqua per dissetare i reclusi degli allevamenti intensivi, in cui vengono consumati cibi secchi, fieno, senza quell'alto contenuto di acqua che possiedono le erbe dei prati del pascolo naturale. Acqua – prosegue Procacci - per lavare le enormi galere di miliardi di bovini, polli, maiali ridotti a macchine animali. Acqua per lavare via le tracce della macellazione. Secondo i dati riconosciuti dall'UNESCO, per portare in tavola 1 kg di manzo ne sono necessari ben 15.500 litri. E’ da rilevare che non si tratta in gran parte di acqua che rientra nel ciclo naturale, ma di acqua destinata ad inquinare, sotto forma di reflui, fiumi, oceani, terreni, con conseguenze irreversibili sulle falde acquifere. Ma, come tutti ben sappiamo, gli allevamenti fanno anche altro: le loro emissioni di metano, anidride carbonica, protossido di azoto e altri gas serra danno un potente impulso al riscaldamento globale e dunque alla siccità».

«La politica – conclude la consigliera nazionale di Enpa - rinunci al “tabù della carne” e parli con i cittadini di questo: metta in etichetta la water footprint, indichi cioè il costo di un prodotto in termini di consumo di acqua. Ma la politica deve anche incoraggiare e promuovere la scelta vegetariana, tenendo conto che il consumo idrico per un chilo di vegetali (dai 500 ai 2mila litri a seconda delle coltivazioni) è estremamente più basso di quello necessario alla produzione di un chilo di carne di manzo (15.500 litri)». Così conclude la nota Enpa. Per contatti con la nostra redazione: [email protected]