Giovedì 18 Aprile 2024

Anemia e trasfusioni di sangue. Epoetina nelle mielodisplasie

Presentati al congresso europeo di ematologia di Madrid i nuovi dati, frutto della ricerca italiana e internazionale, che hanno portato all'approvazione di epoetin alfa nei pazienti anemici colpiti da sindromi mielodisplastiche. La nuova vita di un farmaco highlander sulla breccia da trent'anni. Sfoglia la gallery in dieci passaggi

La struttura dell'eritropoietina, ormone che regola la produzione dei globuli rossi

La struttura dell'eritropoietina, ormone che regola la produzione dei globuli rossi

Madrid, 24 giugno 2017 - È già utilizzata per la cura di varie malattie, ma ora l'epoetina alfa originator, uno dei primi farmaci biotecnologici introdotti nella farmacopea, primato che le è valso l'appellativo di highlander, cioè immortale, avrà un utilizzo pratico nei pazienti con anemia da sindromi mielodisplastiche, malattie del sangue con forme istologiche atipiche, parenti alla lontana del cancro, cioè a basso rischio di progressione verso una leucemia, ma che meritano di non essere trascurate. In queste condizioni, oltre 2.200 persone in Italia sono candidabili al trattamento con epoetin alfa (Eprex) che consentirà di sostituire alle continue e regolari trasfusioni di sangue una semplice iniezione sottocute a settimana.

I nuovi dati che hanno portato all'approvazione di epoetina alfa originator, che quest'anno festeggia il trentesimo compleanno dalla prima sintesi, per il trattamento dell'anemia da sindromi mielodisplastiche, sono stati presentati a Madrid al Congresso dell'Associazione europea di ematologia (Eha). Grazie alla capacità di «mimare» l'ormone eritropoietina prodotto dall'organismo, oltre a dimostrarsi una risposta terapeutica per molte patologie, questo farmaco consentirà al 75% dei pazienti italiani con anemia da mielodisplasie (dicevamo appunto 2.200 su tremila circa) di dire addio alle ripetute trasfusioni, mantenendo però l'emoglobina stabile nel tempo e senza gli effetti collaterali da sovraccarico di ferro tipici proprio delle trasfusioni. Una svolta per tanti malati, sottolineano gli esperti, anche per la facilità di gestione della cura che non rende più necessario andare in ospedale.