Venerdì 19 Aprile 2024

Basket, Wade: sono felicissimo. I Bulls sono un sogno che si realizza

La guardia classe 1982 si è presentata alla stampa e ai suoi nuovi tifosi a pochi giorni dall'approdo ai Bulls

Dwyane Wade e la moglie Gabrielle (LaPresse)

Dwyane Wade e la moglie Gabrielle (LaPresse)

Chicago (Stati Uniti), 30 Luglio 2016 – A Chicago è il giorno di Dwyane Wade, il figliol prodigo che ha deciso di tornare nella città natia dopo averla lasciata quand'era poco più che un adolescente per iniziare un lungo viaggio che lo ha portato a diventare uno dei giocatori più forti ed incisivi della pallacanestro mondiale con addosso la casacca dei Miami Heat, che per lui è stata quasi una seconda pelle che lo ha accompagnato in tutti i suoi primi 13 anni di carriera NBA. Si sa però, che nella vita ogni cosa ha un inizio ed una fine, e questa volta il desiderio di provare a scrivere – approdando nella franchigia per cui ha sempre tifato – un nuovo importante capitolo della sua vita cestistica è stato irrefrenabile ed ha avuto il sopravvento, portandolo ad intraprendere questa sfida intrigante con i Bulls.

Il nuovo asso dei rossoneri, visibilmente emozionato, si è presentato così per la prima volta ai suoi nuovi tifosi e alla stampa di Chicago: “Essere arrivato qui per me è un sogno che si realizza. Sono nato e cresciuto a Chicago e ricordo ancora – spiega Wade durante la sua presentazione – quando a nove anni vidi i Bulls vincere il loro primo titolo. Fu l'episodio che fece nascere in me il sogno di diventare un campione NBA. Sono davvero felice di essere qui e fatico a trovare le parole per spiegarlo”.

Un amore, quello tra D-Wade e i “Tori dell'Illinois”, che, come detto, ha radici lontane e che già nel 2003 – anno dell'approdo in NBA del giocatore – poteva trasformarsi in qualcosa di ancor più concreto se gli Heat non avessero bruciato sul tempo i Bulls: “nel 2003 feci due provini con i Bulls e ricordo che tutti, me compreso, si aspettavano che io finissi nella franchigia della mia città natale, ma alla fine Miami mi chiamò con la quinta scelta e devo dire che questo mi creò anche una sorta di shock. Anche nel 2010, quando per la prima volta diventai “free agent”, ebbi l'opportunità di scegliere quale team incontrare per poter valutare un cambio di maglia. Ero nel pieno della mia carriera ed ebbi anche alcuni contatti con i Bulls. C'è chi dice, erroneamente, che io abbia usato questi incontri per trarne un beneficio economico ma l'unica realtà è che a Miami mi si era presentata l'occasione irripetibile di giocare con due top player come James e Bosh e quindi non c'è stato modo di accordarsi con Chicago.”

Il compito principale di un veterano trentaquattrenne com'è oramai diventato Wade è quello di mettere a disposizione dei più giovani le proprie conoscenze ed esperienze anche a costo di doversi sacrificare, e lui lo sa molto bene ed è disposto assolutamente a farlo per il bene del team: “So bene che questa non è la mia squadra. questa è la squadra di Butler, il leader designato. Io e Rondo dobbiamo soltanto aiutare lui e tutto il gruppo a costruire una mentalità vincente. Sono convinto che ce la faremo e in questo modo Jimmy e i ragazzi potranno crescere molto”.

Impossibile però, nonostante fosse arrivato il momento di intraprendere una nuova sfida, dimenticare gli ultimi 13 anni in Florida: “quest'estate ho deciso di guardarmi attorno e l'ho comunicato alla dirigenza Heat. Avevo sul tavolo anche una loro offerta ma ho scelto io di non accettarla. Per una volta volevo pensare a me stesso e inseguire il mio sogno. Per me Miami sarà sempre una seconda casa e non ho nessuna avversione verso Riley o la dirigenza Heat. Volevo semplicemente essere parte integrante della ricostruzione dei Bulls e quindi non ho scelto necessariamente in base all'offerta economica ma in base a quello che mi diceva il cuore. Certo, non è stata una decisione facile perché lì sono cresciuto cestisticamente, diventando uomo e avendo tanto successo. Adesso però mi sento molto eccitato e felice come un rookie perché è tutto nuovo per me qui. Si sta aprendo un nuovo capitolo della mia vita e sono pronto ad affrontarlo. Sono convinto che il futuro dei Bulls sia certamente luminoso”.

Un ruolo fondamentale nel fare questa scelta però lo ha avuto anche la famiglia di Wade che lo ha supportato nelle settimane più delicate ed è ad essa che il nuovo numero 3:rossonero rivolge l'ultimo ringraziamento:“ Mia moglie e la mia famiglia hanno appoggiato la mia scelta e questo per me significa tantissimo e devo ringraziare tutti”.

MATTEO AIROLDI