Giovedì 18 Aprile 2024

Bankitalia e la lezione di Bob Dylan«I tempi cambiano, basta vincoli»

Davide Nitrosi BOLOGNA PERCHÉ i tempi stanno cambiando. Perché i tempi mutano sempre e quindi non serve «cercare di anticipare i cambiamenti», semmai «esservi preparati». Prendete una vecchia canzone di Bob Dylan (The times they are a-changin', anno 1964) e lasciate che ad arpeggiare sia il presidente della Banca d'Italia. Può sorprendere, Ignazio Visco (nella foto). Che parole e musica di Dylan le ricompone su una partitura più complessa. Lo spartito è questo tempo scombussolato dalla crisi e sfidato da una rivoluzione tecnologica permanente che non ha eguali. Visco intona le sue note: l'Europa che ha bisogno di trovare unità non solo monetaria, ma anche politica se vuole sopravvivere; l'Italia che ha sete di investimenti, «pubblici e privati». Azzarda un acuto quando ammette che i mercati hanno «una volatilità eccessiva», che vanno «governati con regole condivise» per evitare «rischi ed eccessi». NON sarà Woodstock, l'Aula magna dell'Università di Bologna, ma la lettura di Visco (la trentesima del Mulino, in occasione del sessantesimo compleanno di questa casa editrice) evoca sul serio lo spirito con cui l'America degli anni Sessanta affrontava il cambiamento. Fiducia, rivolta, soprattutto idealismo. A Bruxelles fischiano le orecchie. «Bisogna rendersi conto le suona Visco, citando Beniamino Andreatta che non è solo sul piano dell'unione monetaria che sono fondamentali i passi, ma è nel dare un segno che va anche al di la di questi. Quindi, la sicurezza è un problema di tutti, l'immigrazione è un problema di tutti, la ricerca è un problema di tutti». Il mondo cambia anche 50 anni dopo il 1964. Il lavoro sta cambiando. E il rischio è «la sostituzione crescente di molte occupazioni con nuove tecnologie». Più disoccupati, insomma. La risposta non c'è? No, soffia già nel vento, per restare a Dylan. Il punto «cruciale», osserva Visco, è la necessità di creare sistemi che «difendono il lavoratore e non il posto di lavoro». «I sistemi di sicurezza vanno rivisti. C'è chi parla di reddito di cittadinanza: è una questione da esplorare». UN altro esempio sono gli investimenti. «Nuove tecnologie, ma anche infrastrutture immateriali», dice Visco, che poi elenca la «manutenzione del territorio, la salvaguardia dell'ambiente, le reti». Investimenti pubblici, ma anche privati. E per muovere questi secondi, il nodo del cambiamento è fondamentale. Ecco che tambureggia la litania delle riforme irrinunciabili. Oggi c'è un «ambiente sfavorevole» a chi vuole fare impresa. «Non c'è un foglio che dica tutte le cose da fare sbotta Visco Bisogna semplificare moltissimo». Si torna lì. All'urgenza di rimuovere «gli ostacoli burocratici e amministrativi». Alla giustizia da migliorare. Alla scuola, che ha fallito la sfida delle «tre I» («Impresa, Inglese, Informatica)». Visco vi spiazza: «Le competenze necessarie per il XXI secolo sono l'esercizio del pensiero critico, l'attitudine alla risoluzione dei problemi, la creatività, la disponibilità positiva nei confronti dell'innovazione, il lavoro di gruppo». Competenze che «le discipline umanistiche come storia, filosofia e letteratura», possono assicurare. «Fareste meglio a cominciare a nuotare altrimenti affonderete come pietre», cantava Dylan. Visco aggiungerebbe che il cambiamento vincente non è quello che si adegua alla realtà, ma quello che la trasforma in opportunità.