Martedì 16 Aprile 2024

Banca Marche, la cena della beffa: "Così cacciarono i dirigenti onesti"

Un post sul web: a tavola decisero di denunciare Bianconi. Licenziati

I risparmiatori di Banca Marche in protesta (Olycom)

I risparmiatori di Banca Marche in protesta (Olycom)

JESI (Ancona), 4 gennaio 2016 - SE risparmiatori e piccoli azionisti tornano a manifestare oggi (a Jesi, Corso Matteotti, davanti alla principale filiale di banca Marche dalle 8.30 alle 16.30) seppure senza i dipendenti-azionisti dell’associazione ‘Dipendiamo Banca Marche’ e con l’invito del direttore generale Luciano Goffi al dialogo, attorno alla vicenda dell’istituto di credito emergono inaspettati retroscena.

Con un post sul sito ‘Copytaste’ che garantisce l’anonimato intitolato ‘Banca Marche. L’origine del male’, firmato Anonymous (ma non è l’hacker internazionale) si racconta una vicenda del passato che ha protagonisti interessanti.

Il direttore generale Massimo Bianconi, indicato come il principale responsabile del dissesto, l’ex-presidente Lauro Costa, maceratese e quel Corrado Faletti, mago del computer, lontano parente dello scrittore di gialli Giorgio, direttore centrale organizzazione e sistemi informativi dell’istituto marchigiano dal 2004 al 2007.

Non sappiamo chi sia l’anonimo estensore della nota. «Ma è informatissimo», dice Corrado Faletti, dalla sua casa di Monsano. Così informato da avere il testo di un suo «promemoria interno riservato personale» destinato a Bianconi. Intitolato «Usura e composizione bilancio».

In cui segnalava: «Sono state individuate più di 150 posizioni di imprese con tassi usura, alcune anche in procedura fallimentare. Alcune posizioni sono in essere dal 2005 e consolidano purtroppo il reato di usura. Si ritiene necessario intervenire immediatamente con un’autodenuncia che potrebbe certamente ridurre l’entità del danno». Non solo. Faletti metteva in dubbio la valutazione dei crediti: «In particolare non sarebbero corretti i rischi esposti e anche l’assorbimento di capitale rispetto al rischio stesso, falsando evidentemente il bilancio della banca. Vi sono inoltre posizioni sull’area di Roma che appaiono forzatamente concesse e, nonostante un apparente percorso autorizzativo corretto, risultano spropositate rispetto al tema garanzie ed affidabilità».

Faletti chiede a Bianconi di intervenire «in merito con urgente sollecitudine».

NEL documento c’è tutto il disastro che verrà. Ma Bianconi non risponde. E allora Faletti, spalleggiato dai dirigenti Stefano Delibra e Roberto De Duro, va dal presidente Lauro Costa. Che accade? «Costa organizza una cena con i direttori centrali Giorgi e Vallesi – dice Faletti –, dove dichiara di voler andare dagli avvocati per denunciare Bianconi. Capisco subito che andrà a finire male».

È la famosa ‘cena dei cannelloni’ di cui si parla ancora nei corridoi della banca, dove Faletti non era, però, amato da molti. Scrive Anonymous: «Bianconi torna precipitosamente dalle vacanze. Nessuna denuncia per lui e problemi per i tre dirigenti che finiranno trasferiti e poi licenziati».

E le accuse? Per Faletti e l’anonimo «tutti sapevano, ma c’erano troppi interessi in gioco, siamo strati stritolati dal sistema». E Faletti aggiunge: «Mesi dopo il nostro licenziamento un consigliere legato ai piccoli azionisti venne a trovarci a Milano, ribadimmo le nostre considerazioni. Non accade nulla».

SOLO recentemente, però, lo stesso Faletti avrebbe indicato agli ispettori di Bankitalia le sue ‘denunce’ di otto anni prima. Nel frattempo è finito deunciato lui dal ministero della Pubblica Istruzione per un curriculum con un paio di lauree inesistenti, e per truffa a un’assicurazione per cui lavorava. «Tutti procedimenti archiviati», ribadisce oggi.