Bambino morto a nove anni nella tenda: "La madre l’ha colpito a pietrate"

Bergamo, lei trovata morta in un dirupo. «Era depressa» (FOTO DEL LUOGO DELLA TRAGEDIA) di Gabriele Moroni

Patrtick Lorenzini morto in Val Brembana (De Pascale)

Patrtick Lorenzini morto in Val Brembana (De Pascale)

Cusio (Bergamo), 30 agosto 2014 - È salita fino a quasi 2.000 metri. Ha ucciso il suo bambino di 9 anni, forse a pietrate. Ha ammazzato due furetti, gli animaletti più cari del piccolo e li ha deposti accanto al viso. Poi si è gettata da un dirupo. Alpi Orobie, montagne e alberi antichi, a fare da scenario a questa tragedia bergamasca. Una donna, Jessica Mambretti, 41 anni, problemi di adattamento. Un bambino Patrick Lorenzi, 10 anni da compiere in febbraio, nato dal legame con Marco, 40 anni, di Ponteranica, titolare di un negozio videogiochi a Bergamo. La convivenza, a Pontida, era fallitaJessica viveva sola con il suo bambino a Ponteranica, settemila residenti nell’hinterland di Bergamo, sostenuta dall’aiuto dei genitori, di Marco, dei genitori di questi. Era seguita dai servizi sociali del Comune, il suo caso era stato segnalato al tribunale dei minori. Il primo settembre avrebbe avuto un incontro, si sarebbe parlato del futuro di Patrick. Forse la preoccupazione, la paura di perdere il bambino hanno fatto di lei una madre Medea. Poco prima delle 22 di mercoledì Marco Lorenzi nota le tapparelle abbassate al primo piano al numero 30 di via Canero dove Jessica e il figlio vivono dal 2009. Sono le 21,47 quando invia un sms alla donna. «Sono in vacanza con mia sorella», è quello, rassicurante, di risposta. Nella serata di giovedì Marco Lorenzi parla con la sorella di Jessica, Veruska. No, non sono in montagna, non si sono neppure viste. 

Cusio, alta Valle Brembana a 1.700 metri. Viviana Annovazzi vive nell’ultima casa del paese. Sono le 18.30 quando vede una donna e un bambino percorrere la strada sterrata che porta ai sentieri della montagna. Il bambino ha con sé una gabbietta, è stanco, la donna lo incoraggia. In serata Viviana Annovazzi scorge un luce che pare aggirarsi sul Monte Avaro. Le cinque di giovedì mattina. Giovanni Colli e la moglie Paola Gusmeroli, di Delebio, in provincia di Sondrio, per tre mesi l’anno si trasferiscono in una baita sopra Cusio per il pascolo delle mucche. Colli è con il suo casaro Fausto Moiola quando nota una tenda azzurra, fra le località Piani di Averara e Foppa. Non è luogo per un campeggio. La tenda è chiusa e illuminata. Sarà così per tutto il giorno. In serata l’allevatore scende alla baita, preleva la moglie e Dino, il loro bambino di 10 anni. Insieme salgono alla tenda. Le 19.30.

Quando entrano trovano due zaini, uno più grande, un paio di pantaloni, una bottiglia d’acqua, il bugiardino di un farmaco antidepressivo, un cellulare Samsung rosa. Nessuna risposta alla voce «papà». Alla voce «mamma» un numero fisso: è quello della madre di Jessica. «È mia figlia, sta vivendo un brutto momento. C’è anche un bambino», risponde, agitata. Colli e la moglie avvertono l’Albergo rifugio Monte Avaro. Il gestore, Oscar Paleni, lancia l’allarme. Accorrono le squadre del Soccorso alpino, i vigili del fuoco, i vigili del fuoco, i carabinieri della compagnia di Zogno. Sono le 23 quando, alla luce delle fotoelettriche, si scorge qualcosa sul ciglio di uno dei burroni che puntellano il Monte Avaro, a duecento metri dalla tenda. Il piccolo Patrick è morto, il volto insanguinato sulla sinistra, una lesione al capo, tagli ai polsi. In mattinata, mentre a Bergamo il sostituto procuratore Raffaella Latorraca apre un fascicolo per omicidio, si cerca la madre. Si alzano in volo gli elicotteri dei carabinieri e del Soccorso Alpino. Jessica Mambretti si è inerpicata per qualche centinaio di metri ancora. Il posto si chiama Pantano. Sotto si spalanca un burrone profondo oltre una decina di metri. Lì ha deciso di morire. Lunedì l’autopsia sui corpi di madre e figlio.