Venerdì 19 Aprile 2024

Isis, Baghdad: "Molte delle opere distrutte erano copie"

Gli originali sono custoditi al Museo iracheno della capitale o all'estero. Ma resta la preoccupazione per altri siti archeologici in mano allo Stato Islamico. In più a 60 km da Mosul ci sono archeologi di Udine

Mosul, i miliziani dell'Isis distruggono importanti opere d'arte (Ansa)

Mosul, i miliziani dell'Isis distruggono importanti opere d'arte (Ansa)

Baghdad, 27 febbraio 2015 - Fonti della commissione nazionale per il patrimonio culturale di Baghdad hanno detto che parte dei reperti del museo di Mosul distrutti nel video diffuso ieri dall'Isis erano copie e che gli originali sono custoditi al Museo iracheno della capitale o all'estero. Altri pezzi erano invece originali, ma le autorità non precisano la loro quantità. 

"Queste forze delle tenebre provano ad essere nemici del presente, del futuro e del passato dell'Iraq". Lo ha detto il presidente del Parlamento iracheno, Salim al Jubury, condannando la distruzione delle antiche statue e bassorilievi nel museo di Mosul mostrata in un video diffuso ieri dall'Isis. Per il vice presidente della Repubblica, Osama al Nujaify, "ora il popolo attende il segnale per liberare Mosul dagli invasori che l'hanno inquinata". "Quanto avvenuto a Mosul va oltre la capacità di descrivere la barbarie e l'orrore".

PAURA PER ALTRI SITI ARCEOLOGICI - E' allarme fra gli archeologi in Iraq: i jihadisti dello Stato islamico (Isis) potrebbero distruggere altri siti di inestimabile valore storico nella regione sotto il loro controllo dopo lo scempio che hanno fatto dei tesori pre-islamici del museo di Mosul. Le città di Hatra, iscritta nel patrimonio mondiale dell'Unesco, e di Nimrud, tutte e due a sud di Mosul, nel nord dell'Iraq, sarebbero particolarmente in pericolo. "Non è finita, la comunità internazionale deve intervenire", lancia Abdelamir Hamdani, archeologo iracheno dell'Università Stony Brook di New York. L'Isis "ha già avvertito i guardiani che distruggerà Nimrud", spiega Hamdani, che prima ha lavorato al dipartimento delle Antichità irachene. "E' una delle più importanti capitali assire, vi si trovano dei bassorilievi e dei tori alati. Sarebbe un vero disastro", afferma l'archeologo, raggiunto telefonicamente dall'Afp. "Tenteranno forse anche di attaccare e distruggere Hatra". Hatra, dove sorgono degli splendidi templi greco-romani-orientali, si trova su un territorio controllato dall'Isis, ad un centinaio di chilometri a Sud-Ovest di Mosul. "Temo altre distruzioni", gli fa eco Ihsan Fethi, specialista di antichità irachene, che vive in Giordania. "Sono capaci di tutto, di dire che i templi di Hatra sono pagani e di farli saltare. Chi li fermerà?", ha commentato l'archeologo. Oltre alla distruzione dei tesori archeologici mostrata nel video di ieri dall'Isis, membri del gruppo hanno fatto anche esplodere una moschea del XIIesimo secolo a Mosul, perché, secondo Fethi, "conteneva una tomba" di un dignitario che era oggetto di venerazione, il che costituisce un atto di idolatria per i jihadisti. 

ARCHEOLOGI FRIULANI A 60 KM DELL'ISIS - In Iraq soltanto una sessantina i chilometri che separano Mosul, dove i miliziani dello Stato islamico hanno fatto scempio di monumenti e libri dell'antica civiltà assira, e Dohuk, dove dallo scorso 25 gennaio gli archeologi dell'Università di Udine sono impegnati nella formazione dei membri della Direzione delle antichità per la protezione e valorizzazione del patrimonio culturale del Kurdistan iracheno settentrionale. Presso il Museo archeologico di Dohuk, nell'ambito del "Progetto archeologico regionale Terra di Ninive - PARTeN", avviato dall'ateneo friulano nel 2012, fino al 20 marzo prossimo proseguirà la prima serie di quattro corsi voluti in accordo con le locali istituzioni per contribuire al potenziamento delle competenze locali nella gestione dei beni archeologici, culturali e naturali, in un momento in cui - come i recentissimi fatti dimostrano - il ricchissimo patrimonio culturale della regione, nel cuore dell'antica Mesopotamia, è gravemente minacciato dall'espansione dello Stato islamico. Il "Progetto di formazione Terra di Ninive" è finanziato dalla Cooperazione Italiana allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Task Force Iraq) e diretto da Daniele Morandi Bonacossi, docente di archeologia e storia dell'arte del Vicino oriente antico dell'Università di Udine e direttore del progetto PARTeN. Si svolge attraverso corsi specifici nel campo dei beni archeologici, principalmente attinenti alle metodologie e tecniche di scavo e ricognizione archeologica, alla geoarcheologia, alla bioarcheologia e alle tecniche di illustrazione dei materiali archeologici. A Dohuk sono attualmente impegnati per l'Università di Udine Marco Iamoni e Alessandro Canci, insieme a specialisti di altri atenei.