Giovedì 18 Aprile 2024

Caso baby squillo: liceali disponibili, le foto proibite. Un catalogo nascosto per i vip tv

Roma, non solo nudi artistici. Così i clienti sceglievano le ragazze

Baby prostitute (foto Olycom)

Baby prostitute (foto Olycom)

Roma, 13 luglio 2014 - È una corsa contro il tempo quella ingaggiata dai carabinieri della sezione del Nucleo investigativo specializzata nei reati a sfondo sessuale e dagli esperti informatici dell’Arma nell’analisi dell’archivio e dei computer sequestrati nell’abitazione e nell’agenzia del fotografo Furio Fusco, in carcere per il secondo capitolo dello scandalo «baby squillo» nei quartieri della Roma-bene. L’inchiesta è partita a maggio, anche grazie alla disponibilità del materiale inedito di un reportage giornalistico sul fenomeno, e la brusca accelerazione degli ultimi giorni è dovuta al tentativo di mettere le mani su mezzi di prova che da un momento all’altro rischiavano di dissolversi. «Lui tiene tutto in un hard disk, le foto presenti sul sito sono pochissime rispetto a quelle che fa», hanno riferito agli inquirenti alcune delle quattro minorenni che si sono ricredute rispetto alle mirabolanti promesse del loro «contatto» con il seducente mondo della moda e di tutto quanto fa spettacolo. E dalla possibilità di fare luce sull’ipotizzata «dark room» telematica di Fusco dipende la capacità di tenere insieme le accuse di adescamento, pornografia minorile aggravata e prostituzione minorile con un filo più robusto. Un filo che, per esempio, porti a dare nomi, cognomi e posizioni processuali ai personaggi facoltosi di cui si parla fin dal primo giorno: imprenditori, figli d’arte e dirigenti di livello della tv pubblica e commerciale, disposti a spendere 500 euro alla volta per una ragazzina conosciuta a cena dietro presentazione. Il coinvolgimento di una ragazza appena maggiorenne, fresca di maturità, la ballerina di burlesque che sul sito internet (ora oscurato) di Fusco appariva col nome d’arte di «Marsh Mallow», potrebbe rivelarsi importante per confermare l’ipotesi investigativa più grave. Visto il rapporto privilegiato che la legava al fotografo delle modelle e il ruolo di «talent scout» che lui le aveva assegnato, anche per saggiare nel «casting» il senso del limite delle ragazze più promettenti, la neo indagata potrebbe confermare una ‘voce’ che è agli atti: e cioé che bastava un segno grafico in codice accanto alle foto mostrate sul sito per distinguere le giovani «trattabili» da quelle non disposte ad andare oltre.

Dando corpo, così, al sospetto dell’esistenza di una sorta di «book parallelo», riservato ai clienti interessati a prestazioni particolari. Pur ammettendo che «Fusco era la mia guida», pare che la ragazza nel primo lungo interrogatorio davanti ai magistrati abbia parlato di sé in termini non dissimili da quelli usati da altre protagoniste di queste vicende. La molla iniziale, cioé, sembra la stessa delle ragazzine, magari sole e sotto stress, che poi si sono pentite di aver risposto alle richieste d’amicizia di Fusco su Facebook. Intanto, a palazzo di Giustizia è tempo di convocazioni serrate. Oltre al fronte delle ragazze, maggiorenni e minorenni, finora identificate, si apre quello degli adulti «non indagati», da ascoltare per ora come persone informate sui fatti.