Mercoledì 24 Aprile 2024

Azzurri allo sbando, Fitto sul ringAnche i fedelissimi contro Berlusconi

Antonella Coppari ROMA SE NON è tana libera tutti, poco ci manca. Intorno a Berlusconi ci sono solo macerie, incertezze sul futuro, lotte violente. Nessuno gliele manda a dire: men che mai Fitto, per cui la colpa della batosta elettorale è da addossare al capo e al suo cerchio magico di cui chiede l'azzeramento, partendo pare da Gianni Letta. «Basta nomine, basta gruppi autoreferenziali, basta politiche ambigue». In realtà, sono molti a gridare che il re è nudo, a chiedersi quale futuro può avere un partito che in Emilia raccoglie l'8 per cento e in Calabria se la batte con l'Ncd. In assenza di ricette miracolose, la preoccupazione immediata è quella di rappattumare i cocci per evitare di essere fagocitati dalla Lega nord, consapevoli che Salvini è pronto ad accettare la lista unica pur di essere riconosciuto come il leader del centrodestra. E questo, succede nelle ore in cui appare molto più complicato riallacciare il dialogo con Alfano. Un'operazione rischiosa, quella di saldarsi con il Carroccio. Non solo per gli ex An: «Saremmo destinati alla sconfitta per i prossimi vent'anni», vaticina Gasparri. Già: il futuro appare nero pure agli occhi di una fedelissima come la Biancofiore che chiede «rispetto per il Cavaliere» ma aggiunge: «Forza Italia va rifondata. Ci servono meno moderati e più descamisados». Volano gli stracci tra gli azzurri dove c'è chi continua a contestare la passerella di giovani amministratori andata in scena sabato a villa Gernetto. ORA: raccontano che neppure Silvio sia soddisfatto dell'exploit della linea «verde» ma ciò che lo fa ribollire di rabbia è l'attacco sganciato «nel momento di massima debolezza» dall'ex governatore pugliese: «Ma cosa vuole questo democristiano da me? Sa bene che non ho potuto fare campagna elettorale: avrei dovuto chiedere il permesso ai tribunali per andare a Bologna o in Calabria. Salvini era libero di muoversi come voleva, io no. Mi dovevo limitare alle telefonate». Gira voce che avrebbe voluto fare una nota per urlare la sua irritazione, poi l'hanno convinto a lasciare l'onere alla portavoce: «Chi vuole strumentalizzare il voto, oltre a sbagliare, si mostra irriconoscente nei confronti del presidente», spiega la Bergamini. Quel che filtra da Arcore, però, non lascia dubbi sullo stato d'animo del leader, tanto che la tregua della scorsa settimana appare un ricordo: «Se Raffaele ha coraggio mi sfidi apertamente e metta in discussione le mie decisioni. Io ero intenzionato a incontrarlo la scorsa settimana ma non sono potuto venire a Roma per l'infezione agli occhi». Ci sarà oggi: per le 15 ha fissato un ufficio di presidenza che potrebbe essere l'occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. E la presentazione dell'ultimo libro di Vespa potrebbe poi fornirgli un palcoscenico per continuare l'operazione; il condizionale è d'obbligo. NEMMENO gli intimi sanno che ha in animo di dire. Su ogni argomento la confusione regna sovrana e, alla regola, non sfugge il patto del Nazareno. Messo di fronte all'ultimatum di Renzi, il Cavaliere ripete che non ci pensa proprio a metterlo in discussione. Lo ufficializza la Bergamini epperò è l'ex premier ad ammettere, privatamente, che sarà difficile farlo digerire ai gruppi parlamentari di Forza italia. Di qui, l'ipotesi di «rallentarlo». Qualcuno gli attribuisce pure il dubbio che la sconfitta sia figlia dell'intesa con Renzi. Di sicuro, è un cavallo di battaglia di Fitto, ma anche di falchi xomw Brunetta. «L'intesa va rivista», dice il capogruppo alla Camera che convoca i suoi per le 13. In contemporanea, con il pranzo che la Gelmini vorrebbe fare con i parlamentari lombardi. Sovrapposizioni di agenda che la dicono lunga sull'aria che tira da queste parti.