Giovedì 18 Aprile 2024

Attentato Bruxelles, l'arresto di Salah era un segnale. Tutte le ipotesi in campo

Cosa c'entra la cattura del super ricercato di Parigi con gli attacchi a Bruxelles

Salah Abdeslam (LaPresse)

Salah Abdeslam (LaPresse)

Bruxelles, 22 marzo 2016 -  “Temiamo che l’arresto di Salah Abdeslam attivi altre cellule”. Così il ministro dell’interno belga Jan Jambon subito dopo l’arresto dell’ultimo terrorista responsabile degli attacchi di Parigi. E’ stato facile profeta. La cellula di Mohamed Belkaid, l’algerino ucciso il 15 marzo dalla polizia nell’appartamento di Rue de Driep a Forest dove si nascondeva Abdesalam, non era la sola a preparare un attentato a Bruxelles, attentato che, visto il combinato disposto della presenza di terroristi e di un forte quantitativo di armi ed esplosivi, secondo la polizia belga era in preparazione.

Come è accaduto in altre occasioni – la più classica è l’attacco suicida da pare di due jihadisti belgi contro il comandante afghano Amah Shah Massoud che probabilmente fece da “detonatore” degli attacchi dell’11 settembre - l’entrata in azione di una cellula terroristica che guidata da fattori esterni senza bisogno di una comunicazione diretta con il network. In questo caso con il network terrorista estero di Daesh che sarebbe guidato da Abu Mohammad al Shimari. L’arresto di Abdesalam ha fatto da innesco di attacchi terroristici complessi su obiettivi multipli - aeroporto e metropolitana -  che hanno richiesto una preparazione lunga e meticolosa e secondo quanto filtra dall’intelligence hanno impiegato una cellula di non meno di una decina di operativi più una rete logistica. L’ipotesi numero uno è quella di una seconda cellula jihadista “belga”. Ma viene in queste ore valutata con attenzione anche la possibilità che la cellula che ha effettivamente colpito abbia contato su elementi locali come supporto logistico, ma sia composta da terroristi jihadisti basati in Francia, che sarebbero stati la “riserva strategica” del network in caso di smantellamento della cellula di Forest che si apprestava a colpire. Di sicuro gli attentati erano programmati in dettaglio da giorni, gli zaini esplosivi già pronti, forse custoditi in un altro covo della cellula belga smantellata. Serviva solo un segnale per innescare i nuovi attentati: l’arresto di Abdesalam. E così è stato.