Giovedì 18 Aprile 2024

Attentati di Parigi, Barbara: "Salvata dall’arma inceppata"

La studentessa italiana era nel locale durante l’assalto del killer: "Ho visto la morte in faccia"

Attentato Parigi (AFP)

Attentato Parigi (AFP)

Parigi, 22 novembre 2015 - IL SUO NOME è Barbara Serpentini. È una bella ragazza italiana di 18 anni, capelli scuri e occhi chiari, ed è una delle due donne sfuggite alla morte perché l’arma di uno dei terroristi di Parigi – come mostrato nel video messo online dal Daily Mail – si è inceppata. Nella banale casualità del terrore, stavano per essere crivellate di colpi e invece sono riuscite a sfuggire. Sopravvissute per caso al venerdì 13 che ha cambiato Parigi.

Barbara, che studia Scienze Politiche, era con la sua amica Sophia Bejali conosciuta appena un mese prima in un’organizzazione che trova un tetto ai senza casa. «Erano due settimane che non ci vedevamo – ha raccontato Sophia al Mail – e io le ho proposto drink. Ci siamo incontrate a Rue Fontaine du Roi e poi incamminate verso i due caffè. Eravamo incerte su dove andare. Se avessimo scelto l’altro ristorante, quello di fronte, magari ci saremmo sedute fuori, era una bella serata. E saremmo morte come altri cinque avventori». Sophia e Barbara scelgono la pizzeria perchè gli sembra «più carina e tranquilla». Così hanno scelto la vita. Tutto sembra normale. Fino a che il destino bussa. Sono le 21.34 quando arriva una Seat con a bordo uno dei killer.

«Mi ricordo questa auto nera – dice – che si è fermata davanti a noi. E subito ho sentito dei rumori che sembravano petardi. Dopo pochi secondi ho capito che erano colpi d’arma da fuoco. Ho spinto Barbara sotto il tavolo, così forte che urtando la sedia e il piano si è fatta diverse sbucciature». «Poi non ricordo bene – prosegue – la mente è come appannata. So solo che eravamo abbracciate strette e per questo non abbiamo visto molto. Ho sentito tanti colpi, capivamo c’era gente che moriva attorno a noi. Era il terrore. I colpi erano così forti che non sentivo altro, né urla né nulla. Quindi i colpi sono finiti e ho urlato a Barbara: allez! Corri!».

La 18enne racconta di essersi messa le mani sugli occhi abbracciando l’amica sotto al tavolo: «Ho pensato che se avessi nascosto gli occhi non mi avrebbe vista. Continuavo a ripetermi: Sto per essere uccisa». Barbara ricorda «un paio di scarpe da ginnastica nere» di fronte a lei. «Forse per pochi secondi, ma a me è sembrato molto di più». Yasmin, la cameriera, racconterà poi che «il killer le ha viste e ha fatto fuoco con l’arma. Erano così vicine, vicinissime, non le avrebbe mancate. Ma l’arma si è inceppata». «Abbiamo corso sperando di non sentire i colpi dietro di noi e poi, una volta svoltato l’angolo – aggiunge Sophia – siamo entrati in un edificio. Ci hanno aperto il portone, poi qualcuno in un appartamento ci ha fatto segno di entrare. Ho gridato: spegnete le luci! E ci siamo nascoste nel buio, morte di paura». Morte di paura ma dannatamente vive.