Il mondo punta sulle vie alternative alla vivisezione, l'Italia no

L'Enpa sollecita il governo a mantenere gli impegni assunti anche con l'Europa. Il nostro budget per il settore è di 80.000 euro in un anno. In Gran Bretagna di 6,5 milioni di sterline

Gatto impiegato in un laboratorio in una foto Olycom

Gatto impiegato in un laboratorio in una foto Olycom

Roma, 22 ottobre 2014 – Negli Usa - è notizia della scorsa settimana - i ricercatori del Massachusetts General Hospital di Boston sono riusciti a ricreare in vitro un sistema di neuroni a partire da staminali umane, un "mini cervello" sul quale sono riusciti a riprodurre per la prima volta gli effetti dell'Alzheimer. La scoperta, rivoluzionaria nel suo campo, permetterà di bypassare la sperimentazione animale e avviare test sul modello umano; con una sensibile riduzione dei tempi necessari alla ricerca farmacologica e un incremento esponenziale della loro efficacia visto che gli esperimenti vengono condotti direttamente su cellule umane, senza utilizzare inutilmente quelle animali ed sono quindi test del tutto affidabili. Da un punto di vista etico, la scoperta dei ricercatori consentirà di salvare la vita di centinaia di migliaia di animali inutilmente impiegati in tali esperimenti. 

Mentre negli Stati Uniti i finanziamenti alle attività di ricerca (in campo non soltanto medico-farmacologico) svolgono un ruolo cruciale per i progressi della scienza "cruelty free", il nostro Paese continua a restare al palo nonostante gli impegni presi durante il recepimento della direttiva europea sulla sperimentazione animale. «Tale direttiva - ricorda il direttore scientifico dell'Enpa, Ilaria Ferri - stabilisce infatti che i Paesi UE devono sostenere i metodi alternativi/sostitutivi alla sperimentazione animale con l'impiego di risorse dedicate.» 

In un solo anno la Gran Bretagna ha stanziato ben 6,5 milioni di sterline (pari all'incirca a più di 8 milioni di euro). Anche Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania e Svezia si sono attivati in questo campo. L'Italia, invece, è come sempre fanalino di coda con soli 80mila euro, pari a 220 euro al giorno, appena sufficienti a pagare uno stipendio dignitoso a due ricercatori. «Il vero problema - prosegue Ferri - è che non abbiamo ancora preso atto che il futuro della ricerca che consenta risultati utili per il progresso della scienza medica sarà inevitabilmente "cruelty free" e che, ben oltre le considerazioni di natura etica, questo settore offrirà negli anni a venire possibilità di crescita straordinarie. I finanziamenti da prevedere non sono un optional, ma una specifica indicazione della Direttiva Ue». D'altro canto - se si considera che nel 99,7% dei casi gli esperimenti sugli animali falliscono, che ogni anno nella sola Unione Europea circa 200 mila persone muoiono per gli effetti collaterali di farmaci testati proprio sugli animali e che più della metà dei farmaci testati e messi in circolazione viene ritirata nel giro di qualche anno - si capisce come la "rivoluzione copernicana" della sperimentazione senza animali rappresenti ormai non un'opzione ma una necessità inderogabile. Nell'interesse dei 12 milioni di esseri senzienti non umani sacrificati ogni anno in Europa (900 mila in Italia) per un metodo mai validato scientificamente, ma anche nell'interesse di milioni di malati la cui sopravvivenza dipende dalla messa a punto di terapie realmente efficaci.

Per questo l'Enpa torna a richiedere fermamente al Governo impegni seri previsti dalla Direttiva Europea, non solo per favorire la ricerca medica, ma per evitare anche l'apertura di una ulteriore procedura di infrazione a carico dell'Italia. Per contatti con la nostra redazione: [email protected]