Animali vivi dalla Ue verso la Turchia: 7 camion su 10 violano le leggi

Investigazioni lunghe 5 anni hanno accertato che l'Europa fa finta di non vedere il mancato rispetto delle norme sul trasporto per "aiutare" i paesi membri a smaltire le creature di allevamento. Denuncia di Animal Welfare Foundation, Tierschutzbund Zurich e Compassion in world farming (Ciwf)

Mucca durante il trasporto in una foto Dire

Mucca durante il trasporto in una foto Dire

Roma, 24 febbraio 2016 - "900.000 pecore, 850,000 bovini e 5.000 capre sono state trasportate dall'Ue in Turchia fra il 2010 e il 2015. Per il 2016 l'Ue prevede che questi numeri cresceranno ulteriormente": Animal welfare foundation (Germania) e Tierschutzbund Zurich (Svizzera), supportati anche da Compassion in world farming (Ciwf), hanno effettuato ispezioni al confine turco a Kapikule scoprendo che "il 70% dei camion con animali vivi controllati violano il regolamento europeo 1/2005" così come "tutti i carichi provenienti dall'Italia ispezionati", intanto sono "quadruplicate le esportazioni dal nostro Paese fra il 2014 e il 2015. I risultati delle ispezioni del trasporto di animali al confine turco a Kapikule sono riassunti in un dossier di mille pagine. Sono stati ispezionati un totale di 352 camion con animali, di cui 247 violavano uno o più punti del regolamento europeo sul trasporto.

"Non si tratta di eventi casuali relativi a singole aziende di trasporto, ma di violazioni sistematiche. Nessuno dei 13 Stati Membri dell'Ue da cui provengono gli animali ha i dati in regola - critica Lesley Moffat, ispettrice di Eyes on Animals - l'Ue è consapevole di questo grave problema ma sta a guardare mentre gli Stati Membri seguono le intenzioni politiche dei loro governi di esportare le proprie eccedenze di animali".

Dopo una crescita delle esportazioni del 39% nel 2015 rispetto al 2014, segnala Compassion in world farming (Ciwf), l'Ue prevede un ulteriore incremento del trasporto degli animali verso la Turchia. "La nostra investigazione, realizzata in 5 anni, prova che non è stata adottata nessuna misura concreta per creare un'infrastruttura per tale commercio", rimarca Lesley Moffat, ispettrice di Eyes on Animals, "quindi, per esempio, non ci sono stalli per scaricare e nutrire gli animali. Dopo aver attraversato il confine, l'Ue non è più competente per il controllo dei carichi di animali e per il sanzionamento di coloro che violano la normativa in caso di infrazioni. L'Ue resta in disparte come se fosse completamente impotente, ma in realtà potrebbe fermare questo commercio".

Le organizzazioni di protezione animale rimproverano all'Ue e agli Stati Membri di tollerare e inviare questi trasporti che rappresentano delle torture nonostante la violazione sistematica delle leggi, solo per interessi economici. "Il commercio è premeditato e le tragiche conseguenze per gli animali possono essere rilevate ogni giorno in questi trasporti a lunga distanza attraverso i confini esterni dell'Ue", denuncia Iris Baumgartner, ispettrice di Tsb|Awf, "violazioni dei tempi di guida, piani di viaggio irrealistici, dichiarazioni false sulle pause per il riposo, temperature estreme, mancanza di riserve d'acqua e cibo, sovraccarico di animali, spazio insufficiente per il capo degli animali, lettiere mancanti e conducenti non formati sono all'origine di questi trasporti della tortura. Feriti, morenti, malati e partorienti questi animali sono lasciati al loro destino. Gli animali morti spesso rimangono a bordo dei camion fino a destinazione".

Nel 2015 la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che il regolamento europeo per il trasporto è valido e deve essere rispettato dai camion con animali vivi dal luogo di partenza fino al luogo di destinazione, anche se quest'ultimo si trova in un paese non europeo. "L'esportazione di animali vivi oltre i confini europei non è soltanto una violazione sistematica del regolamento europeo sul trasporto 1/2005, ma anche dell'Articolo 13 del Trattato di Lisbona, secondo il quale i requisiti del benessere degli animali in quanto esseri senzienti devono essere tenuti pienamente in conto" dice Iris Baumgartner, ispettrice di Tsb|Awf, sintetizzando i risultati dello studio di lungo periodo.

Le ragioni che stanno dietro a questo tipo di trasporti "sono gli interessi dell'Ue di dare sollievo al mercato interno di animali da allevamento cercando di mantenere i prezzi stabili", segnalano le associazioni. Dopo anni di negoziati, nel 2010 l'Ue "ha infine convinto" la Turchia a comprare animali europei. "Chiediamo la fine dei trasporti di animali vivi dall'UE verso la Turchia. Nessuno fra la Commissione Europea, gli Stati Membri, le autorità turche o gli esportatori e importatori ha intenzione di assicurare che questi trasporti siano condotti in conformità con la legge", spiegano le associazioni, "è un commercio che viene condotto illegalmente, e per questo deve essere fermato".

Dall'Italia nel 2015, secondo dati Eurostat, sono partiti oltre 4mila animali, nel 2014 erano meno di 1000. "Dei 6 carichi ispezionati durante l'indagine 6 infrangevano il regolamento per diversi motivi - denunciano le associazioni - la situazione è già stata comunicata alle autorita' competenti". Annamaria Pisapia, direttrice di Ciwf Italia Onlus conclude: "I risultati delle inchieste condotte dai colleghi di Eyes on Animals e Tsb|Awf mostrano tutta la crudeltà delle esportazioni di animali vivi in Turchia. Come Ciwf Italia chiediamo al Governo del nostro paese che si schieri in sede europea per la fine di questo barbaro commercio. Gli animali italiani esportati in Turchia sono ancora 'pochi', ma sempre troppi. I cittadini possono unirsi alla nostra richiesta firmando una petizione sul nostro sito" (www.ciwf.it).  Per contatti con la nostra redazione: [email protected]