Martedì 23 Aprile 2024

In quarant'anni la fauna selvatica è diminuita del 52%

L'ultimo studio del Wwf mette sotto accusa pesantemente le attività umane, in prima fila caccia e pesca

Elefantino con la mamma in una foto Olycom

Elefantino con la mamma in una foto Olycom

Ginevra (Svizzera), 30 settembre 2014  - Circa tremila specie di animali selvatici nel mondo hanno visto i loro esemplari diminuire molto più delle attese negli ultimi decenni. È quanto emerge da uno studio del Wwf che punta il dito principalmente contro la minaccia dell'uomo e sostiene che tra il 1970 e il 2010 la fauna selvatica sia diminuita del 52%.

A spiegare l'enorme differenza rispetto al calo del 28% tra il 1970 e il 2008 registrato solo due anni fa dal gruppo, ci sarebbe il miglioramento degli strumenti per misurare le popolazioni di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili. La maggior parte delle perdite si registra nelle regioni tropicali, in particolar modo nell'America latina. Secondo il Wwf, lo studio condotto ogni due anni a partire dal 1998 è un vero e proprio barometro dello stato del pianeta. Ma, sottolinea Marco Lambertini, direttore generale di Wwf International, "non c'è spazio per il compiacimento".

L'ultimo studio analizza dati provenienti dalle popolazioni di 3.038 specie vertebrate da un database della Società zoologica di Londra. E punta a fornire un campione rappresentativo della fauna selvatica nel mondo, a partire appunto dal 1970, primo anno di cui la Società londinese ha dati completi. Ogni studio si basa sui dati dei quattro anni precedenti. Gran parte della fauna selvatica mondiale è scomparsa in quelle che sono state definite cinque estinzioni di massa, associate spesso alla caduta di meteoriti giganti sul pianeta. Circa il 90% delle specie mondiali sono state spazzate via nel giro di 252 milioni di anni. Nel nuovo rapporto del Wwf, la caccia e la pesca, assieme alle continue perdite e al deterioramento degli habitat naturali sono identificati come le minacce principali alla popolazione animale selvatica del mondo.

Altri fattori primari sono il riscaldamento globale, le specie invasive, l'inquinamento e le malattie. "Questi danni - commenta Ken Norris, direttore scientifico alla Società zoologica di Londra - non sono inevitabili, ma sono una conseguenza del modo in cui scegliamo di vivere. C'è ancora una speranza. Proteggere la natura necessita una focalizzazione su azioni di conservazione, volontà politica e sostegno da parte dell'industria".  Per contatti con la nostra redazione: [email protected]