Ultimatum all'Italia sui richiami vivi: due mesi di tempo per mettersi in regola

La Lipu ricorda come non siano state sufficienti le iniziative intraprese dal governo quando ci sono regioni, come la Lombardia, che ignorano tranquillamente i richiami. Potremmo finire sotto processo

Richiamo vivo in una gabbia

Richiamo vivo in una gabbia

Roma, 27 novembre 2014 - Ultimatum all'Italia. La Commissione europea ha trasmesso il parere motivato sulla procedura di infrazione n. 2006/2014 sui richiami vivi attivata lo scorso febbraio per violazione degli articoli 7 e 9 della direttiva Uccelli. Con tale parere, che è l'ultimo atto prima del deferimento di uno Stato membro alla Corte di Giustizia, all'Italia vengono concessi due mesi di tempo per porre fine concretamente a ogni forma di cattura di uccelli selvatici finalizzata a farne richiami vivi per la caccia, pena il processo innanzi alla Corte di Giustizia e la condanna.

«Questo nuovo, duro e inevitabile passo dell'Europa contro l'Italia sul tema dei richiami vivi - dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu - è anche il frutto dell'inefficacia o comunque della debolezza dei provvedimenti normativi recentemente approvati in Parlamento, che, sebbene più stringenti che in passato, non sono in grado di vietare con chiarezza e perentorietà le catture degli uccelli selvatici. Lo avevamo spiegato in tutti i modi, inascoltati. Ora – prosegue Mamone Capria - servirà probabilmente un nuovo intervento di legge, che vieti esplicitamente le catture in modo da impedire alla fonte ogni tentativo di deroga regionale, come quello attivato dalla Regione Lombardia, che si è fatta beffe di Governo ed Europa pur di accontentare gli uccellatori e i loro supporter parlamentari. Ma ora non si ricorra più ad alibi – conclude il presidente Lipu - non si perda altro tempo e si scriva fine, una volta per tutte, all'orribile storia dei richiami vivi». Per contatti con la nostra redazione: [email protected]