Mercoledì 24 Aprile 2024

"La criminalità si evolve, le leggi di tutela degli animali restano al palo"

Allarmanti conclusioni del Rapporto Zoomafia 2015 della Lav. Ogni settimana duemila cuccioli arrivano in Italia: tra loro molti sono malati o troppo deboli perché tolti in anticipo alla mamma. I combattimenti tra cani sono tornati ad essere un'emergenza e scatta l'allerta fiumi. Su tutto un punto interrogativo angosciante sull'accorpamento del Corpo Forestale dello Stato e il futuro incerto delle Polizie provinciali. Chi vigilerà sulla natura?

Cuccioli in canile (Foto Dire)

Cuccioli in canile (Foto Dire)

Roma, 28 luglio 2015 - Un vero catalogo della violenza organizzata contro gli animali, del malaffare e delle illegalità correlate: il nuovo Rapporto Zoomafia, come ogni anno, fa luce su crimini nascosti, spesso sistematici e seriali che mietono migliaia di animali ogni anno. Il Rapporto Zoomafia 2015 “delinquenti, trafficanti, affaristi e crimini contro gli animali”, redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV, è alla sua sedicesima edizione e analizza lo sfruttamento criminale di animali avvenuto nel 2014. Ai classici temi come le corse clandestine, i combattimenti tra cani, la macellazione clandestina, per la prima volta si aggiunge l’analisi  del fenomeno della “Pirateria dei fiumi”, ovvero la pesca di frodo nelle acque interne. 

“Ogni settore che riguarda gli animali può essere nel mirino della criminalità per sfruttare nuove forme di guadagno. E’ significativa la continua trasformazione dei gruppi dediti ai traffici a danno di animali e la loro capacità di individuare nuovi canali affaristico-criminali - sostiene il criminologo Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Nazionale  Zoomafia della LAV e autore del Rapporto –. Se dovessimo rappresentare graficamente la zoomafia potremmo ricorrere ad un triangolo: la base è formata dal business, dai guadagni che i traffici a danno degli animali garantiscono; un lato è formato dai limiti della normativa e dalla sua scarsa applicazione; il terzo lato è costituito da una sinergia scellerata di interessi diversi ma convergenti che unisce trafficanti, l’imprenditoria zoomafiosa, addetti ai controlli infedeli, affaristi. Del resto il business è grande: sono diversi i miliardi di euro l’anno intascati con i vari traffici clandestini che sfruttano gli animali”. 

Traffico di cuccioli Allevati in vere e proprie “fabbriche di cuccioli”, sottratti precocemente alla cure materne, imbottiti di farmaci, ammassati in scatoloni e gabbie, costretti a viaggi lunghissimi chiusi in portabagagli e, infine, venduti con falsa documentazione: è il volto nascosto del traffico illegale di cuccioli. Sono circa 2000 i cani che ogni settimana arrivano in Italia. Tenendo presente solo i casi che abbiamo seguito - ma in realtà sono più numerosi -, sono 550 circa i cuccioli sequestrati (dal valore complessivo di circa 440mila euro) e 43 le persone denunciate nel 2014. Nei Paesi di origine i cuccioli vengono comprati per pochi euro, spesso arrivano ammalati e accompagnati da documentazione contraffatta. La regia del business fa capo a gruppi organizzati che importano gli animali e li smerciano attraverso venditori compiacenti o tramite annunci su Internet.   Corse clandestine di cavalli, ippodromi & scommesse Cavalli dopati, costretti a correre su strada, frustati per farli correre e, se si feriscono, abbattuti e abbandonati sul posto. Diversi i profili criminali nel variegato mondo dei cavalli: scommesse clandestine, macellazione illegale, furto di cavalli, traffico di farmaci. Del resto i numeri relativi alle corse clandestine e alle illegalità nell’ippica parlano da soli. Solo nel 2014: 6 interventi delle forze dell’ordine, 4 corse clandestine bloccate, 22 persone denunciate, 1 persona arrestata, 10 i cavalli sequestrati. In diciassette anni, da quando abbiamo iniziato a raccogliere i dati per il Rapporto Zoomafia, ovvero dal 1998 al 2014 compreso, sono state denunciate 3344 persone, 1238 cavalli sequestrati e 111 corse e gare clandestine bloccate. Solo nel 2014 sono stati 110 i cavalli che correvano in gare ufficiali, risultati positivi a sostanze vietate. Tra le sostanze somministrate ai cavalli anche la Benzoilecgonina (metabolita della cocaina).   Combattimenti I combattimenti tra cani in Italia sono ritornati ad essere un’emergenza. Già da alcuni anni avevamo indicato segnali che facevano intravedere una ripresa del fenomeno, ma ora si può affermare, agli esiti giudiziari e investigativi, che ci troviamo innanzi ad una nuova emergenza. Persone denunciate, combattimenti fermati, ritrovamenti di cani con ferite da morsi o di cani morti con esiti cicatriziali riconducibili alle lotte, furti e rapimenti di cani di grossa taglia o di razze abitualmente usate nei combattimenti, sequestri di allevamenti di pit bull, pagine Internet o profili di Facebook che esaltano i cani da lotta, segnalazioni: questi i segnali che indicano una recrudescenza del fenomeno. Nel 2014 sono stati sequestrati 28 cani per attività inerenti i combattimenti e denunciate 10 persone per vari reati connessi.   I traffici internazionali di fauna e il bracconaggio Il traffico internazionale di animali o parti di essi rappresenta uno dei pericoli principali della sopravvivenza delle specie minacciate. E questo traffico trova nel nostro paese un’importante punto di arrivo e di transito. Avorio, serpenti, bertucce, caimani, iguane, tegu, varani, cebi dai cornetti, pappagalli, tartarughe, ma anche caviale, prodotti in pelle di animali protetti, farmaci derivati da animali: sono solo alcuni degli animali o parte di essi sequestrati nel 2014. Cammelli, zebre, lama, antilopi, pitoni e finanche una tigre sono stati confiscati in base alla normativa antimafia ad esponenti della criminalità organizzata. La vendita di animali imbalsamati e il traffico di fauna per l’alimentazione umana muovono un giro d’affari milionario. Armi da fuoco clandestine, lacci, trappole di vario tipo, veleni che uccidono lentamente e con grande sofferenza: è la galleria degli orrori che racconta le varie forme di bracconaggio.   I “canili per delinquere” La situazione del randagismo in alcune aree della Penisola continua ad essere una vera emergenza, con conseguente allarme sociale. In questo contesto gli animali d’affezione rappresentano un grande affare e attirano gli appetiti di malavitosi, affaristi e imbroglioni. Secondo i dati in nostro possesso, sempre senza la pretesa di essere esaustivi, sono circa 7 i canili - con centinaia di cani -, sequestrati nel corso del 2014 per reati che vanno dalla truffa al maltrattamento all’esercizio abusivo della professione di veterinario. Cani in condizioni igieniche pessime, ammalati, tenuti in strutture fatiscenti, sporche e precarie: questi alcuni casi accertati.   Un mare di illegalità Vere e proprie battaglie si combattono per fermare la pesca di frodo di tonni, vongole, ricci, pesce spada. In Europa il 7,5% dei pesci marini è a rischio. Oltre agli squali, a finire nella lista anche specie di interesse commerciale come rombo, dentice e salmone. Sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel comparto della pesca e della vendita di pesce, si registrano diversi interventi dell’antimafia. Senza tregua il furto dei datteri di mare e la relativa distruzione dei fondali. Sono sempre le solite bande specializzate attive in determinate aree che alimentano un giro d’affari milionario. I casi più frequenti di illegalità si riscontrano nella pesca al tonno rosso e nell’uso delle spadare, la vendita di pesce “sotto misura” o di specie vietate, lo strascico sotto costa. La pesca di frodo, nelle sue sfaccettate forme di illegalità, viene perpetrata con mezzi e strumenti sempre più sofisticati. Anche i delfini sono vittime della cattura di frodo: vengono uccisi per produrre il mosciame.   La “Cupola del bestiame” Un vero sistema di malaffare legato alla gestione di allevamenti, alle truffe, al traffico illegale di medicinali e sostanze dopanti, al furto di animali “da allevamento”, alla falsificazione di documenti sanitari e, spesso, con infiltrazioni della criminalità organizzata, inquina il comparto zootecnico. Negli ultimi anni sono stati sequestrati e confiscati a diversi esponenti delle varie famiglie mafiose o camorriste, tra gli altri beni, aziende agricole, allevamenti di bovini, bufale e cavalli, caseifici, società per la commercializzazione di prodotti agroalimentari, macellerie. Secondo la DIA le infiltrazioni riguardano qualsiasi segmento della filiera alimentare, dalla produzione alla vendita, fino alla distribuzione e ristorazione, concretizzandosi anche nella violazione di norme a tutela della sanità pubblica. Diverse le forme di macellazione clandestina, che vanno da quella domestica, o per uso proprio, a quella organizzata, riconducibile a traffici criminali, da quella collegata alla caccia di frodo a quella etnica. Le sofisticazioni alimentari creano sempre maggiore allarme sociale. Tonnellate di alimenti di origine animale sequestrate. Pesce e crostacei “scaduti”, in alcuni casi addirittura da anni, gamberi e gamberoni diventati verdi, formaggio con Escherichia coli “altamente patogeno”, oltre 100mila uova sequestrate perché di dubbia provenienza, quintali di latte privo di tracciabilità e di dubbia provenienza, carne putrefatta, latte di bufala miscelato fraudolentemente con quello vaccino per produrre mozzarella: solo alcuni dei casi registrati l’anno passato.     I pirati del fiumi Un’attività silenziosa, che non suscita clamore, quella del bracconaggio ittico. Eppure si tratta di un fenomeno in aumento e che crea allarme e preoccupazione negli addetti ai lavori. In alcune province del Nord, i fiumi, grandi e piccoli, sono saccheggiati da bande di predatori umani: pescatori di frodo, quasi tutti stranieri dell’Est Europa, che dispongono di mezzi, barche potenti, furgoni-frigo, reti lunghe centinaia di metri, che occupano le sponde fluviali con ricoveri di fortuna e con bivacchi che deturpano il paesaggio, e che usano, spesso, intimidazioni e minacce nei riguardi degli addetti ai controlli. Pescano di tutto e rivendono al mercato nero. L’obiettivo principale dei pirati è il Siluro (Silurus glanis), un pesce d’acqua dolce appartenente alla famiglia dei Siluridae originario dell’Europa orientale, dal bacino del Danubio. Un pesce particolarmente apprezzato nei paesi dell’Est e per questo oggetto di vere e proprie rappresaglie in stile militare nei nostri fiumi. Un giro d’affari di svariati milioni di euro l’anno.   I dati delle Procure: ogni ora un nuovo fascicolo per reati contro gli animali Dall’analisi dei dati delle Procure si evince che nel 2014, rispetto all’anno prima, c’è stata una diminuzione dell’1,5%, delle denunce per i reati a danno degli animali. L’Osservatorio Nazionale Zoomafia ha chiesto a tutte le Procure Ordinarie (136) e a quelle presso i Tribunali per i Minorenni (29) dati relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2014, sia noti che a carico di ignoti, e al numero indagati per reati a danno animali, per i seguenti reati: uccisione di animali (art. 544bis cp), maltrattamento di animali (art. 544ter cp), spettacoli e manifestazioni vietati (art. 544quater cp), combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali (art. 544quinquies cp), uccisione di animali altrui (art. 638 cp), abbandono e detenzione incompatibile (art. 727 cp), reati venatori (art. 30 L. 157/92) e, per la prima volta, traffico illecito di animali da compagnia (art. 4 L. 201/10). Le risposte sono arrivate da oltre il 63% delle Procure. In particolare le risposte sono arrivate da 78 Procure Ordinarie, su un totale di 136, pari ad oltre il 57% del totale e da 26 Procure presso i Tribunali per i Minorenni su un totale di 29, pari ad oltre l’89% del totale. Sommando le risposte delle Procure Ordinarie e delle Procure presso i Tribunali per i Minorenni si arriva a oltre il 63% di tutte le Procure del Paese.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica hanno risposto, per le Procure Ordinare, 30 del Nord Italia, 14 del Centro e 34 del Sud e Isole, e per le Procure presso i Tribunali per i Minorenni, 10 del Nord, 2 del Centro e 14 del Sud e Isole. Il totale dei procedimenti sopravvenuti nel 2014, sia a carico di noti (Mod. 21) che di ignoti (Mod. 44), per i reati a danno degli animali e per il campione del 57% delle Procure Ordinarie è di 5065 (2312 a carico di noti e 2753 a carico di ignoti). La proiezione dei dati del campione delle Procure Ordinarie su scala nazionale conferma, tenendo presente le dovute variazioni e la leggere flessione, il dato relativo all’apertura di circa ventiquattro fascicoli al giorno in tutt’Italia per reati a danno di animali e di una persona indagata ogni ora e mezza circa. Nel 2014 sono sopravvenuti complessivamente, sempre per il 57% delle Procure Ordinarie, per l’art. 727 cp (Abbandono di animali) 745 procedimenti, 525 a carico di ignoti e 220 a carico di ignoti, per un totale di 651 indagati. Ancora una volta dobbiamo mettere in evidenza la stridente differenza tra i procedimenti penali sopravvenuti e i casi di abbandono di animali. Il reato di abbandono di animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività, punito dal primo comma dell’art. 727 cp,  mira a reprimere un fenomeno che coinvolge decine di migliaia animali. Se si considera che ogni anno si stima siano circa 100mila gli animali abbandonati e che l’articolo 727 cp punisce anche la detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e non solo l’abbandono di animali, il numero dei casi di abbandono denunciati risulta davvero insignificante. “È una disposizione penale che rappresenta una risposta inefficace e per nulla persuasiva per un reato così diffuso – continua Troiano – . Sicuramente le difficoltà di accertamento del reato sono enormi, ma è evidente che sotto il profilo della funzione preventiva della pena la sanzione è inappropriata”. Discorso simile per l’analisi del reato di uccisione di animali, punito dall’art. 544bis del codice penale. Nei distretti delle Procure di Aosta, Ascoli Piceno, Latina e Vibo Valentia, ad esempio, nel 2014 non è stato aperto neanche un fascicolo per uccisione di animali. “Appare altamente improbabile che in tali province non ci sia stato neanche un caso di avvelenamento di animali o altro tipo di uccisione” - prosegue Troiano -. I reati previsti dall’art. 544quater cp, spettacoli e manifestazioni vietati, e dall’art. 544quinquies cp, combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali, confermano l’andamento degli anni precedenti. Sono di fatto “reati virtuali o fantasma”, vista la loro scarsa applicazione, nonostante la loro importanza: puniscono gli spettacoli vietati che fanno uso di animali, i combattimenti tra animali e le corse clandestine di cavalli, ovvero dei delitti più gravi e anche quelli puniti più severamente. Nel 2014 per l’articolo 544quater cp sono sopravvenuti complessivamente 14 procedimenti (9 a carico di noti e 5 a carico di ignoti) con 11 indagati, mentre per il 544quinquies, sono sopravvenuti 10 procedimenti (2 a carico di noti e 8 a carico di ignoti) con 3 indagati.

I reati previsti dalla normativa sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, art. 30 della legge 157/92, si confermano i più diffusi dopo quello di maltrattamento di animali. In totale 963 (659 noti e 304 ignoti) con 854 indagati nel 2014. L’anno prima i procedimenti furono 1410 (963 noti e 447 ignoti) per 1225 indagati, ma quest’anno non sono pervenuti i dati della Procura di Brescia che influiscono notevolmente sulla media. Basti pensare che nel 2013 solo a Brescia ci furono 314 procedimenti (254 noti e 60 ignoti) con 258 indagati. Si tratta di fattispecie diverse non riconducibili tutte, stricto sensu, all’attività venatoria, poiché sono compresi, oltre ai classici reati commessi nella caccia o nel bracconaggio, anche reati come la vendita e commercio di fauna selvatica, la detenzione di specie particolarmente protette, o il possesso di fringillidi in numero superiore a cinque. Quest’anno, per la prima volta, sono stati chiesti anche i dati relativi al traffico illecito di animali da compagnia, reato previsto e punito dall’art. 4 L. 201/10. Nelle Procure esaminate sono stati aperti 32 fascicoli, 26 noti e 6 ignoti, con 43 indagati.   La geografia dei crimini contro gli animali La tabella dei dati pervenuti dalle Procure Ordinarie ci dà uno spaccato reale dei reati contro gli animali accertati sul territorio nazionale e ci consente anche un’analisi della distribuzione geografica dei crimini contro gli animali. Un dato che appare singolare e atipico è rappresentato dalla Procura di Vibo Valentia dove non risultano iscritti per l’anno 2014 procedimenti penali per i reati presi in esame. Appare davvero inverosimile che nell’intero distretto di tale Procura non si siano verificate forme di maltrattamento di animali: è evidente che nel sistema dei controlli qualcosa non funziona. Seguono Latina con 2 procedimenti e 2 indagati, Lamezia Terme (CZ) con 7 procedimenti e 3 indagati; Vercelli con 9 procedimenti e 3 indagati; Vallo della Lucania (SA) con 11 procedimenti e 3 indagati.

La Procura con più procedimenti iscritti, sempre in base al campione del 57% analizzato, è Napoli con 239 procedimenti e 127 indagati. C’è però da segnalare il fatto che, come detto precedentemente, quest’anno non sono pervenuti i dati dalla Procura di Brescia che per anni si è attestata come la Procura con più procedimenti aperti. Ciò non vuol dire, ovviamente, che nel territorio di competenza della Procura di Napoli si maltrattino più animali, ma solo che sono stati aperti più fascicoli. Seguono Roma con 238 procedimenti e 118 indagati; Cagliari con 203 procedimenti e 148 indagati; Verona con 178 procedimenti e 133 indagati; Udine con 166 procedimenti e 69 indagati; Grosseto con 163 procedimenti e 87 indagati; Firenze con 163 procedimenti e 96 indagati; Torino con 142 procedimenti e 92 indagati; Bergamo con 138 procedimenti  e 74 indagati;  Palermo con 136 procedimenti e 71 indagati. Infine, nessuna Procura presenta procedimenti sopravvenuti nel 2014 per tutti gli 8 reati analizzati, al massimo si arriva a 7 su 8: Bolzano, Palermo, Roma e Santa Maria Capua Vetere. Per quanto riguarda i dati delle Procure presso i Tribunali per i Minorenni, si registra un aumento sia dei fascicoli che degli indagati. I procedimenti sopravvenuti nel 2014, riferiti a 26 Procure su un totale di 29, oltre l’89%, sono stati 32 (29 a carico di noti e 3 ignoti) con 41 indagati.   E’ opportuno ribadire che il numero dei reati ufficiali rappresenta solo una parte di quelli effettivamente compiuti. Molti reati, infatti, pur essendo stati commessi restano, per motivi vari, nascosti e non vengono registrati. Naturalmente, la quota di reati nascosti sul totale di quelli reali - il cosiddetto numero oscuro - varia a seconda del tipo di reato, soprattutto in funzione della sua gravità. Il reato di maltrattamento di animali per sua natura ha un numero oscuro altissimo. Un altro aspetto da considerare è che in generale sono di più i reati denunciati a carico di ignoti che quelli registrati a carico di autori noti. Se si considera poi che, notoriamente, i processi celebrati che arrivano a sentenza sono poco meno del 30 per cento, e di questi solo la metà si concludono con sentenza di condanna, i crimini contro gli animali che di fatto vengono puniti con sentenza sono solo una minima parte rispetto a quelli realmente consumati.   “L’analisi di questo nuovo Rapporto conferma un dato preoccupante: la criminalità che sfrutta gli animali opera in modo aggressivo, spregiudicato, sistematico e continuo – continua Troiano –. E’ indispensabile, per un’efficace azione di contrasto, adeguare il nostro apparato normativo alle capacità offensive della zoocriminalità attraverso l’approvazione di alcuni provvedimenti legislativi, alcuni attesi da tempo, come il potenziamento della normativa sulla tutela penale degli animali, la modifica della normativa sugli animali d’affezione e delle norme sulla tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani, le disposizioni sul doping e le corse di animali su strada prevedendo appositi divieti puniti con la reclusione e la multa, l’inasprimento delle sanzioni attualmente previste per gli illeciti in materia di adulterazione alimentare e in materia di pesca, la rivisitazione della legge sulle scommesse. Come sosteniamo da tempo, per contrastare questi fenomeni occorre una visione strategica e unitaria dei vari aspetti dell’illegalità zoomafiosa e sviluppare più intense sinergie di controllo e repressione. Per questo – prosegue Troiano –siamo contrari all’assorbimento del Corpo forestale dello Stato in altra forza di polizia. Come si possono contrastare i crimini contro gli animali e contro l’ambiente se si smembra l’unico corpo di polizia nazionale specializzato in tali ambiti? Anche il destino delle Polizie Provinciali ci preoccupa perché a livello locale rappresentano un importante strumento per la lotta a tali crimini. Temiamo – conclude Troiano – che gli unici a trarne vantaggio da scelte simili saranno i trafficanti, gli inquinatori e i gruppi criminali che operano a danno degli animali e dell’ambiente”.

Per contatti con la nostra redazione: [email protected]