Giovedì 18 Aprile 2024

Una chiazza di 70 km di idrocarburi punta su Capo Verde

Nell'area c'è una delle più grandi "nursery" delle tartarughe Caretta caretta. Greenpeace accusa le autorità spagnole per la gestione dell'affondamento del peschereccio russo

Caretta caretta in una foto del Wwf

Caretta caretta in una foto del Wwf

di Lorenzo Gallitto

Roma, 20 aprile 2015 - E' allarme inquinamento nell'Oceano Atlantico. Una grande isola di idrocarburi, fuoriusciti dal naufragio del peschereccio russo alle Canarie il 15 aprile, si sta dirigendo verso Capo Verde. Si tratta di una chiazza lunga 70 km che sembra puntare a Sud. Greenpeace ha sorvolato il mare al largo delle Canarie prima che le autorità spagnole chiudessero lo spazio aereo dell'intera zona. Due giorni fa, secondo quanto riferito da Greenpeace, la scia di 70 km di idrocarburi che galleggia sul mare puntava dritta verso Capo Verde, arcipelago situato a circa 1.300 km delle Canarie.

Come per le Canarie anche le isole di Capo Verde fondano la propria economia sul turismo e il mare inquinato rappresenta una minaccia senza pari alla vita locale. Non solo. Si tratta di un'area preziosa per la sopravvivenza degli animali del mare. In quei luoghi esiste una delle più grandi aree di riproduzione della tartaruga Caretta caretta. Dove è avvenuto il naufragio, inoltre, si considera che sia il paradiso dei cetacei. Sotto accusa la decisione delle autorità spagnole, dopo lo scoppio dell'incendio a bordo del peschereccio russo, di trainare la nave al largo dove si è inabissata.

"Affondare in alto mare l'Oleg Naydenov è stata una follia - afferma Alessandro Gianni, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia - Il combustibile continua a fuoriuscire, e adesso bisogna rimuovere con urgenza la parte che rimane nel peschereccio a duemila e quattrocento metri di profondità. Greenpeace - a cui non è stato permesso di accedere all'area in cui il ministero spagnolo sostiene di aver avviato attività di disinquinamento - ha chiesto di poter esser ospitata come osservatore sulla Miguel de Cervantes, nave incaricata delle operazioni, per assicurare trasparenza al processo e completare la verifica delle attività sul posto del naufragio disposte dal governo. Secondo le informazioni raccolte da Greenpeace, solo una piccola percentuale del combustibile contenuto nel peschereccio è arrivata in superficie. Le immagini che saranno trasmesse dal ROV (Remotely Operated Vehicle, veicolo filoguidato subacqueo), che dovrebbe essere operativo nell'area da martedì, saranno fondamentali per capire quanto carburante è andato disperso e quanto invece è andato bruciato nel corso dell'incendio scoppiato a bordo mentre l'Oleg Naydenov era a Puerto de la Luz, Gran Canaria.

Nelle scorse ore - riporta Greenpeace - alcuni esemplari di tartaruga colpiti dalla fuoriuscita di idrocarburi sono già stati tratti in salvo e portati presso l'Istituto Canario de Ciencias Marinas. "Le preoccupazioni maggiori - spiega l'associazione ambientalista - derivano dall'eventualità che vengano usate grandi quantità di disperdenti, sostanze che fanno 'sparire' le chiazze di idrocarburi ma che sono altamente tossiche".

"Questo incidente conferma l'incapacità che le autorità spagnole dimostrano quando si tratta di dover gestire situazioni di questo tipo. Solo pochi mesi fa, proprio alle Canarie, Repsol ha effettuato trivellazioni - infruttuose - in cerca di petrolio. Se ci fosse stato un incidente che avrebbero fatto? Avrebbero trainato e affondato al largo una piattaforma di migliaia di tonnellate?", conclude Alessandro Gianni di Greenpeace. Al di là delle polemiche ci sono da salvare le vite del mare, dai cetacei alle tartarughe e non c'è molto tempo, soprattutto se le autorità spagnole continueranno a tenere riservate le effettive dimensioni del disastro. Lorenzo Gallitto Per contatti con la nostra redazione: [email protected]