Mercoledì 24 Aprile 2024

"Fermate la caccia al lupo e ai cani vaganti: il Piano riporta l'Italia al Medioevo"

Duro attacco della Lav al progetto del ministero dell'Ambiente che rispolvera i fucili per evitare "tensioni sociali". Basta guardare a quello che succede all'estero per capire che non è la via. Conferenza stampa dei biologi portoghesi Duarte Cadete e Sara Pinto, per presentare la "Dichiarazione per la gestione non letale del lupo"

Lupo in una foto Ansa

Lupo in una foto Ansa

Roma, 14 aprile 2016 - “Il Ministro dell’Ambiente Galletti vuole davvero essere ricordato per aver riaperto, dopo quasi mezzo secolo,  la “caccia” al lupo e consentito l’uccisione di cani vaganti, fatto proibito dal nostro ordinamento da ben 25 anni?” È la domanda posta dalla Lav che oggi, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, ha presentato una “Dichiarazione per la gestione non letale del lupo”, sottoscritta dai maggiori esperti internazionali nella gestione e conservazione di questo animale. Nel corso della conferenza stampa, la LAV ha inoltre presentato il Dossier “Verso un piano di conservazione e gestione del lupo in Italia”, revisione tecnico-scientifica della bozza di Piano del Ministero dell’Ambiente, alla presenza degli autori, i biologi portoghesi Duarte Cadete e Sara Pinto, che hanno illustrato le ragioni scientifiche e di tipo ecologico per cui l’approvazione del nuovo Piano costituirebbe un clamoroso salto indietro nel tempo per il nostro Paese, oltre a rappresentare una vergogna sul piano etico e della tutela dei diritti animali.  

“A ciò si aggiunga che, a fronte di modifiche così invasive e drastiche, il coinvolgimento delle associazioni portatrici di interessi è stato del tutto bypassato: un vulnus considerevole e un’occasione mancata”, commenta la Lav che illustra le ragioni per cui l’abbattimento dei lupi è inutile e non deve essere consentito: Perché non esistono dati precisi e attendibili sulla popolazione di lupi in Italia;  perché lo stato di conservazione del lupo potrebbe essere pericolosamente compromesso; perché non sono possibili abbattimenti realmente selettivi e gli effetti sono sempre imprevedibili; perché non diminuirebbe comportamenti predatori ma potrebbe aggravarli, come in altri Paesi;   perché non avrebbe effetti positivi sulle tensioni sociali e, anzi, potrebbe comportare una maggiore tolleranza verso atti di bracconaggio e di “giustizia” privata.  

La bozza di “Piano per la conservazione e gestione del lupo in Italia”, redatta per conto del Ministero dell’Ambiente dall’Unione Zoologica Italiana nell’ottobre 2015, è in realtà un documento contestato da più parti, che il Ministero aveva dichiarato di voler approvare entro lo scorso marzo ma che, grazie anche alle critiche e alle proteste di Associazioni e cittadini, non è ancora stato varato. Una vittoria temporanea, che tuttavia non mette al sicuro centinaia di lupi, ibridi e cani, dal rischio concreto di trovarsi presto bersaglio del fuoco incrociato di cacciatori e di altri soggetti che, fucile alla mano, potranno essere abilitati agli abbattimenti.  

Una decisione di questo tipo costituisce probabilmente un nuovo motivo di imbarazzo per il ministro Galletti, che più di un anno fa nulla fece rispetto alla Provincia di Trento che dispose la cattura dell’orsa Daniza, conclusasi tragicamente con la morte dell’animale, lasciando orfani i due cuccioli superstiti e che, proprio in questi giorni, viene duramente contestato per aver affermato di voler votare NO al referendum sulle trivelle, definendo legittima la scelta astensionista e continuando a scaricare responsabilità sulle amministrazioni locali, che ha accusato  dichiarando: “Invece di promuovere referendum le Regioni facciano per l’ambiente quello che prevede la legge. Molte non lo fanno”. 

“Prendendo spunto dalle sue parole, e alla luce del ruolo di indirizzo e garanzia che ricopre, ci aspettiamo che il Ministro Galletti sia il primo a fare per l’ambiente quello che prevede la legge, cosa che al momento, non ci risulta – dichiara Massimo Vitturi, Responsabile Lav Area Animali Selvatici – Il Ministero dell’Ambiente e la Conferenza delle Regioni, infatti, si apprestano a varare questo Piano, che consentirà gli abbattimenti di lupi e ibridi e renderà addirittura possibile dare la caccia e uccidere i cani vaganti, contro il divieto fissato per legge nel 1991. Un piano predisposto per la gestione del lupo, ma che di fatto sconfina nella gestione del randagismo, con la previsione di “soluzioni finali” anche per i cani, cosa assolutamente vietata nel nostro ordinamento. Un atto inaccettabile, sotto il profilo scientifico e ancor più sotto quello morale, che riporta indietro l’Italia di mezzo secolo”.  

Un ritorno al passato peraltro debolmente argomentato dai tecnici del Ministero che, nel documento in via di approvazione, introducono l’uccisione dei lupi come risposta alle tensioni sociali: un vero e proprio paradosso, secondo la Lav.  I maggiori esperti di lupo a livello internazionale e le esperienze di altri Paesi europei dimostrano che l’introduzione di quote di abbattimento o addirittura l’apertura della caccia non diminuisce le predazioni né arresta il bracconaggio, che potrebbe invece  beneficiare di maggiore tolleranza sociale, all’interno di un sistema che avalli l’uccisione del lupo. Curiosamente, gli stessi autori della bozza del Piano di gestione  ribadiscono in più punti  come  l’uccisione dei lupi non abbia alcun effetto sulla diminuzione delle predazioni, sempre secondo la Lav. 

“Dal principale organo di Governo preposto alla tutela ambientale, ci aspettiamo qualcosa di più che un blando ricorso a motivazioni di psicologia sociale, tra l’altro non sostenute dai fatti – aggiunge Vitturi – ci aspetteremmo solide argomentazioni di tipo scientifico, il ricorso ai più moderni modelli di gestione del lupo, sostenuti dall’esperienza della comunità internazionale, terreno sul quale ci stiamo invece muovendo come Lav, facendo ricorso ai pareri tecnici di numerosi esperti internazionali che ci hanno testimoniato il loro sostegno – il sostegno alla tutela del lupo in Italia – sottoscrivendo una dichiarazione con cui si schierano contro ogni sistema di gestione del lupo che preveda il ricorso alle uccisioni”. 

La dichiarazione è stata presentata nel corso della conferenza stampa dai biologi portoghesi Duarte Cadete e Sara Pinto, firmatari dell’appello, in Italia per rappresentare le posizioni della comunità internazionale di studiosi e ricercatori che hanno deciso di  contribuire a questa importante battaglia di civiltà, sostenendo l’appello della Lav affinché la possibilità di uccidere lupi, ibridi e cani vaganti, venga completamente stralciata dal testo del Piano.  “Solo i metodi preventivi incruenti hanno la possibilità di contenere gli effetti delle predazioni e rappresentano una soluzione eticamente sostenibile sul lungo periodo: l’unica in grado di conciliare gli imperativi della scienza e della coscienza”, conclude la Lav.

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