Giovedì 18 Aprile 2024

Enpa: "Gli ibridi hanno le tutele dei lupi e poi quelle dei cani"

La protezione animali interviene dopo l'interrogazione di due parlamentari del Pd e rivolge un appello al ministro Galletti perché non sia varato il "piano di conservazione" che da' via libera ai cacciatori anche contro i selvatici più protetti

Giovani lupi in una foto AFP

Giovani lupi in una foto AFP

Roma, 18 maggio 2016 – In merito alle interrogazioni di Dellai e Sani (PD) contro i Lupi e gli "ibridi", presentata al ministro dell'Ambiente Galletti, l'Ente Nazionale Protezione Animali non può fare a meno di rimanere sorpreso da quanto si dichiara, a partire dal fatto che gli "ibridi" sarebbero privi di tutela giuridica.

«A questi esponenti politici vogliamo ricordare, poiché probabilmente è loro sfuggito, come gli "ibridi" fino alla quarta generazione siano considerati lupi a tutti gli effetti, dopodiché sono semplicemente cani che vanno gestiti secondo la legge 281/91. Ricordiamo, inoltre, che in Italia è in vigore la legge 189/2004

"Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate" che ha profondamente innovato il Codice Penale introducendo il titolo IX bis sui delitti per i reati perpetrati ai danni degli animali. Non risponde dunque a verità che gli ibridi animali non abbiano tutele giuridiche», dichiara l'Ente Nazionale Protezione Animali.

«Inoltre - prosegue l'associazione - per quanto riguarda eventuali danni attribuiti alla fauna selvatica, sarebbe davvero opportuno accertare se e quanti animali da allevamento siano stati effettivamente uccisi dai lupi, e sulla base di quali analisi condotte dagli istituti zooprofilattici; sarebbe inoltre accertare quante aggressioni siano attribuibili ai cani cosiddetti “inselvatichiti”, quei cani che si trovano in uno stato di totale abbandono, affamati e disperati, per responsabilità di pastori, cacciatori o di privati che se ne sono “liberati”. Oppure di cani che vengono lasciati vagare liberamente sul territorio, senza alcun controllo, senza microchip o senza sterilizzazione. Per affrontare la questione bisogna partire proprio dalla legge sul randagismo, la 281 del 1991, , la cui mancanza di applicazione è oggi una imperdonabile irresponsabilità».

Ma l'Enpa si appella anche al Ministro dell'Ambiente e alla Conferenza delle Regioni in merito al cosiddetto "piano di conservazione del Lupo". «Per poter essere autorizzati dall'Unione Europea a "sparare" al Lupo, il che è avvenuto in altri paesi con risultati risibili dal momento che il nodo del problema è il randagismo come in parte l'interrogazione degli onorevoli Della e Sani conferma, bisogna presentare studi scientifici molto seri e motivati: la generica motivazione addotta dal tanto discusso e discutibile piano lupo, secondo la quale si dovrebbero impallinare i lupi per "diminuire il conflitto sociale tra allevatori e animali", anche come paradossale misura per prevenire il bracconaggio, è del tutto fuori luogo.

L'Unione Europea e il mondo scientifico – conclude l'Enpa - sanno benissimo che le armi sono inutili e che sono ben più efficaci le misure di prevenzione del danno, a partire da una banalissima sorveglianza e protezione del gregge e degli animali: qualsiasi forma di abbattimento, come dimostrano 20 anni di stermini autorizzati a carico di molte specie non hanno mai sortito effetto alcuno». Per contatti con la nostra redazione: [email protected]