Mercoledì 24 Aprile 2024

Macellazione rituale: in Italia è sempre più diffusa grazie alle deroghe

Videoinvestigazione di Animal Equality dimostra come questa pratica, teoricamente vietata dalla legge, in realtà sia molto usata. Una petizione per chiedere il rispetto dei diritti degli animali

Capretta sul prato in una foto AP

Capretta sul prato in una foto AP

Roma, 5 ottobre 2014 - In coincidenza con l’inizio della Festa del Sacrificio, che si tiene ogni anno nell’ultimo mese lunare del calendario islamico, Animal Equality rende pubblica una video-investigazione (visibile qui: http://youtu.be/gQD3KyuzX54) senza precedenti in Italia, che mostra tutta la brutalità della macellazione rituale religiosa, in questo caso halal, sempre più diffusa anche sul territorio nazionale italiano.

Nelle immagini, provenienti da un macello situato nel nord del nostro Paese, è chiaramente visibile a quale sofferenza sono sottoposti gli animali uccisi con questa pratica, che non prevede il preventivo stordimento e prescrive che la morte sopraggiunga per dissanguamento. Oltre ai numerosi abusi nelle fasi precedenti la macellazione vera e propria, colpisce in modo particolare la lunga e dolorosa agonia che questi individui sono costretti ad affrontare prima di perdere i sensi, tra l’indifferenza e l’ironia degli addetti ai lavori.

La pratica halal, che sarebbe ordinariamente vietata dalle norme vigenti in Italia, dove è obbligatorio lo stordimento dell’animale prima della macellazione, può avere luogo grazie ad una speciale deroga, a cui ricorre un numero sempre crescente di strutture. Un fatto che Animal Equality non può ignorare e che ha portato la nota organizzazione per i diritti animali a dare vita a una petizione per chiedere che anche l’Italia, come già fatto da altre nazioni europee, vieti qualsiasi deroga alle già insufficienti norme sul benessere animale.

Collegandosi al sito Macelli.info/Halal è possibile unirsi alla campagna e chiedere che il Parlamento si attivi per dibattere la questione e, auspicabilmente, seguire l’esempio, solo per citare alcuni precedenti, di Svizzera, Danimarca e Polonia. “Lungi dall’essere un attacco alla comunità islamica, la nostra campagna vuole semplicemente porre l’attenzione sulla sofferenza di questi animali. Vietare qualsiasi deroga alle leggi sul benessere animale, che secondo noi sono comunque assolutamente insufficienti, è un modo per non permettere che si facciano passi indietro nel percorso legislativo di riconoscimento dei diritti di tutti gli esseri viventi. Per il quale lavoriamo duramente ogni giorno”, spiega Matteo Cupi, Presidente di  Animal Equality in Italia. Per contatti con la nostra redazione:[email protected]