Mercoledì 24 Aprile 2024

Sessanta "gatti custodi" vegliano sulle opere di Caravaggio e Van Gogh

Tanti sono i mici che abitano nei sottotetti e negli scantinati dell'Ermitage di San Pietroburgo. Hanno il compito di proteggere le opere d'arte da topi e roditori. Oramai sono una tradizione per la Russia

Uno dei gatti dell'Ermitage (Foto AFP)

Uno dei gatti dell'Ermitage (Foto AFP)

Roma, 4 novembre 2015 - C'è chi va a vedere il museo e chi ci arriva soltanto per conoscerne i custodi pelosi. L'Ermitage, a San Pietroburgo, non ha bisogno di presentazioni e, ormai, non hanno bisogno di presentazioni neanche i gatti "custodi" che lo proteggono. Mici senza famiglia che si sono accasati negli scantinati, enormi, della struttura oppure nei sottotetti e che svolgono con perizia e precisione il loro ruolo contro topi e insetti che potrebbero minacciare qualche reperto.

Si dice che siano circa 60, i felini con le stellette che entrano ed escono dai locali sotterranei, sempre attenti che non vi arrivino intrusi. I guardiani li conoscono per nome e spesso cercano, per chi ritengono adatto, anche famiglie affidatarie. Nel 2014 ci fu quasi un allarme planetario perché si diffuse la voce che i mici dovevano traslocare. In realtà si trattava solo di un contenimento della colonia felina, fortemente cresciuta, e tutto si risolse con l'adozione di una ventina di gatti da parte di famiglie della città. Ogni anno, il 28 marzo, si celebra la giornata del gatto dell'Ermitage e tutta l'area prospicente al museo è segnalata con cartelli appositi destinati agli automobilisti: "Attenzione - c'è scritto - passaggio gatti". E non gatti qualunque ma "gatti custodi" che sono una vera e propria istituzione della città e del polo, il più importante museo della Russia e di uno dei più importanti del mondo. Vi si trovano opere  di Caravaggio, Canova, Leonardo da Vinci, Paul Gauguin, Picasso, Van Gogh e centinaia di altri autori. 

Del resto i mici dell'Ermitage hanno un passato di tutto rispetto. Fu Pietro il Grande a portare il primo gatto nel Palazzo d'Inverno. La felice intuizione di Caterina II ne fece, poi, i "custodi" della dimora con il compito di sorvegliare le pinacoteche e proteggerle da topi e roditori vari. La lunga storia dei pelosi russi passa attraverso tutti gli eventi storici che hanno segnato quelle terre. La  Rivoluzione d’Ottobre, l’Unione Sovietica. Loro ci sono sempre stati con un'unica eccezione: l’assedio di Leningrado durante la Seconda guerra mondiale. In quel periodo i gatti furono uccisi per sfamare la popolazione. Le conseguenze furono drammatiche per il proliferare dei topi nella zona e subito furono riportati mici e micetti a San Pietroburgo di cui sono diventati residenti importanti e rispettati. Lorenzo Gallitto Per contatti con la nostra redazione: [email protected]