Mercoledì 24 Aprile 2024

Brescia. Farmaci alle mucche per produrre più latte: un arresto

Vasta operazione dei Nas mentre la Lav ricorda come non esistano norme restrittive su manipolazioni genetiche degli animali sfruttati oltre ogni limite biologico

Mucca in una foto L.Gallitto

Mucca in una foto L.Gallitto

Roma, 3 settembre 2015 - In esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip della Procura di Brescia, su richiesta del pm Ambrogio Cassiani, titolare dell'indagine denominata 'Via Lattea', personale del Nas di Cremona ha tratto in arresto un ex agente di commercio che operava nel settore zootecnico.

La misura coercitiva fa seguito alle operazioni di perquisizioni eseguite il 24 ottobre 2014 e il 17 marzo 2015 dai Carabinieri dei Nas e dall'Arma territoriale all'interno di aziende commerciali ed agricole del Nord Italia, che hanno portato alla denuncia di un veterinario e di due agenti di commercio, al sequestro di 16 allevamenti, oltre 4.000 capi di bestiame, 80.000 litri di latte sottoposti a vincolo sanitario, 1700 confezioni di farmaci veterinari per bovini e suini, 10 fusti per un totale di 130 litri di prodotto medicamentoso per uso veterinario, 15 fiale di somatotropina, 55 kg di farmaci illegali, nonché di 15 ricettari per prescrizioni medico-veterinarie e timbri di medici veterinari ed aziende, per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro.

In particolare la somatropina è somministrata, mediante iniezione, nella parte posteriore dei bovini, vicino alla coda, ad intervalli regolari di circa quindici giorni, al fine di incrementare anche fino al 20% la produzione di latte che rimane contaminato dall'ormone nocivo per la salute del consumatore, con conseguente potenziale sviluppo di malattie endocrine e di patologie tumorali. L'ingente quantitativo di farmaci veterinari sequestrati, nonche' i timbri ed ricettari dei medici rinvenuti all'esito di perquisizione domiciliare, dimostrano l'esistenza di un mercato clandestino di farmaci illegali per animali destinati all'alimentazione umana, somministrati senza alcun controllo veterinario. Tali pratiche illegali sono pericolose per la salute dei consumatori anche perché possono comportare la presenza di residui medicinali nel latte e nelle carni, determinando il fenomeno della 'antibiotico resistenza'. 

Plauso della LAV per le indagini del Nas di Cremona e della Procura di Brescia. Circa un milione e ottocentomila mucche sono allevate nel nostro Paese in allevamenti altamente intensivi dove l’unica logica perseguita è aumentare la produzione oltre i limiti biologici degli animali. L’allevamento infatti, non è disciplinato da specifica normativa e pertanto gli allevatori e l’industria del latte li sfruttano oltre ogni limite. Una mucca da latte è sottoposta a processi di manipolazione genetica finalizzata ad incrementare la produzione; gli animali hanno mammelle enormi che in natura non esistono perché insostenibili per gli animali.

Come per le modalità di allevamento, non esistono norme nazionali e comunitarie contro la manipolazione genetica che quindi rimane solo nelle mani dell’industria.Tutto questo ha portato a gravissime patologie in questi animali e a una significativa riduzione della durata della loro vita, tutto per ottenere più di 50 litri di latte da una creatura che in natura produrrebbe meno di 20 litri al giorno.  “Gli abusi di questo sistema industriale d’allevamento ultraintensivo sono stati già messi sotto processo in molti Tribunali del nostro Paese, con il fenomeno delle “mucche a terra”: il trasporto di decine di migliaia di animali a fine carriera verso il macello, in barba al divieto posto a livello europeo e dal nostro codice penale – dichiara Roberto Bennati, Vicepresidente LAV – questo nuovo scandalo di commercio dei farmaci e di doping illecito conferma che si tratta di una filiera assolutamente inaccettabile dove l’illegalità è molto diffusa. Gli effetti sono gravissimi, veri e propri maltrattamenti genetici e farmacologici a cui le Istituzioni devono porre fine quanto prima.”  

 “E’ anche ora che le Istituzioni e l’industria zootecnica spieghino ai cittadini come sono allevati questi animali, rivelando che la loro carne è sottoposta a trattamenti medici e doping che finiscono nei piatti dei cittadini, con possibile pregiudizio anche per la salute umana", prosegue Bennati. "Ma anche i consumatori possono agire bene e subito, preferendo alimenti senza carne, latte e derivati: su www.cambiamenu.it troveranno informazioni utili e ricette” conclude l'esponente della Lav. Per contatti con la nostra redazione: [email protected]