Roma, 27 marzo 2015 – L'Ente Nazionale Protezione Animali si dichiara fermamente contrario alla proposta di riconoscere la falconeria quale bene Unesco e si appella ai ministri - primo fra tutti Dario Franceschini, ministro per i beni culturali - per chiedere di non sostenere questa pratica che nulla ha a che fare con la tutela degli animali e l'educazione scientifica, ma solo con lo sfruttamento di animali a fini di lucro e, a volte, con il bracconaggio.
«Costringere piccoli rapaci ancora implumi ad "imprintarsi", vale a dire ad identificarsi con l'uomo non appena avviene la schiusa, per poi essere utilizzati per la caccia o, peggio ancora, per essere sfruttati a fini di lucro come tristi protagonisti di spettacoli itineranti, non ha nulla a che vedere con la cultura di uno stato moderno né tanto meno con la sensibilità dei cittadini italiani», dichiara l'Enpa, che prosegue: «Tra l'altro, è ormai accertata l'esistenza di un traffico illecito di uova e di piccoli rapaci, molto rari oltreché rigorosamente protetti, che vengono prelevati dal nido e privati della libertà. Si tratta di un vero e proprio fenomeno di bracconaggio internazionale che, sull'onda del riconoscimento Unesco della falconeria, potrebbe finire per essere incentivato, sia pure indirettamente».
L'Enpa, da sempre contrario a spettacoli o attività lucrative che prevedano l'utilizzo di animali, sottolinea inoltre come la falconeria non c'entri nulla con l'educazione. «Chi fosse realmente interessato a conoscere la vera natura dei rapaci e a vederli da vicino, può recarsi in uno dei centri di recupero fauna selvatica che ogni anno ricoverano numerosissimi esemplari colpiti dalle fucilate, e quindi vittime della crudeltà umana, o rimasti coinvolti in incidenti. Ma può anche munirsi di binocolo e osservarli liberi in natura: così si possono imparare molte più cose che non assistendo a meschine esibizioni destinate ad un pubblico pagante dove questi splendidi animali vengono indotti a comportarsi da automi e non come esseri senzienti».
L'Enpa si unisce all'appello ai Ministri lanciato dalla Lipu per non proporre la falconeria come bene Unesco. «Spettacoli e attività che anche per fini lucrativi sfruttano animali, prescindere dalla loro razza, e che spesso sono in palese violazione della legge 189/2004 contro il maltrattamento, dovrebbero essere cancellati in tutta Italia – conclude l'associazione - perché sono anacronistici, crudeli, fonte di illegalità e non hanno alcun valore educativo né scientifico. Altro che bene dell'umanità». Per contatti con la nostra redazione: [email protected]