Giovedì 25 Aprile 2024

Dopo aver ucciso Cecil il dentista puntava a un elefante gigantesco

Lo ha rivelato la guida che l'accompagnava. Non ha ammazzato anche il pachiderma solo perché non ne ha trovato uno grande abbastanza

Il leone Cecil (Olycom)

Il leone Cecil (Olycom)

Roma, 31 luglio 2015  - Dopo aver portato a termine la caccia al leone protetto Cecil, nello Zimbabwe, il dentista Walter James Palmer voleva uccidere anche un elefante - con una zanna da almeno 28 chili - ma non ne ha trovato uno «grande abbastanza». Lo rivela in un'intervista al Telegraph Theo Bronkhorst, il cacciatore che ha guidato Palmer nella spedizione e unico finora sul quale pendono accuse formali per caccia illegale nello Zimbabwe, rilasciato su cauzione. Bronkhorst, il cacciatore accusato dalle autorità  africane di non aver impedito una «caccia illegale», rompe il silenzio dalla sua casa di Bulawayo, nello Zimbabwe, e in un'intervista al giornale britannico da' la sua versione della spedizione del primo luglio in cui Cecil ha trovato la morte.

«Quando il dottor Palmer arrivò a Bulawayo - afferma Bronkhorst - il suo bagaglio era andato perduto e io mi attivai per cercarlo. Così facemmo tardi per la spedizione». «Non abbiamo mai avuto intenzione di cacciare il leone nella terra dove è stato ucciso. All'ultimo minuto ho dovuto deviare di 8 miglia dalla zona di caccia». «Abbiamo trovato la carcassa di un elefante - aggiunge Bronkhorst - e l'abbiamo spostata per usarla come esca».

Appostati, prima hanno avvistato una leonessa e poi Cecil, «un animale magnifico». A questo punto, dice il cacciatore, Palmer ha scoccato una freccia e l'animale è andato via. Erano circa le 22. Non potendo stabilire se il leone fosse stato colpito gli uomini si sono messi alla sua ricerca dopo un giorno. "Lo abbiamo trovato alle 9 del mattino ferito e quindi il cliente lo ha ucciso".

Solo in seguito hanno notato il collare Gps rendendosi conto che fosse un leone protetto. "Non avremmo mai sparato a un animale monitorato. Ero devastato, e anche il mio cliente lo era".  "Lo ammetto, avrei dovuto portarlo alle autorità del parco. Ma poi lo decapitammo e scuoiammo, perché il cliente aveva pagato per il trofeo". "Non voglio sparare agli animali. Lo faccio perché è l'unico modo con cui posso guadagnarmi da vivere". Per la sua caccia Palmer ha pagato una somma pari a circa 50mila euro. Per  contatti con la nostra redazione: [email protected]