Roma, 19 ottobre 2014 - Un unico filo corre attraverso il Pianeta e riesce a unire, ai capi opposti, animali selvaggi e in via di estinzione con i nostri gesti quotidiani, come quello di fare colazione con il latte e i biscotti. Quel fino che ci accomuna a chi, come i bracconieri, fa strage di specie protette, si chiama olio di palma. Difficile da credere e, ancora di più, da accettare. Ma è proprio la consapevolezza che può costituire la prima pietra di una costruzione di civiltà.
L'olio di palma è un ingrediente che si trova, con estrema facilità, in quasi tutti i prodotti da forno confezionati. Ma proprio la produzione di questo prodotto, per soddisfare la richiesta mondiale delle grandi industrie, determina la continua deforestazione che colpisce territori quali l'Indonesia. E così ci si ritrova a contribuire, involontariamente, alla fine di oranghi, tigri o altri meravigliosi abitanti della natura che vorremmo preservare. Il Wwf ha denunciato queste pratiche, e questi pericoli, in occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione, celebrata nei giorni scorsi. Inutile andare a cercare sulle etichette dei prodotti da forno industriali la dicitura relativa all'olio di palma. Lì viene riportato, genericamente, solo l'olio vegetale. Al massimo si può leggere di grasso vegetale. Invece è proprio il prodotto della palma ad essere particolarmente richiesto dalle grandi industrie: è il più usato al mondo dopo quello di soia.
Una produzione mondiale che minaccia territori quali l'Indonesia perché la palma da cui si estrae è coltivata soprattutto in quelle zone e in Malesia, dove si produce il 90% di tutto l'olio di palma usato nel mondo. ''Questo grasso - sottolinea il Wwf - è responsabile della distruzione di molti ambienti di foresta tropicale e attualmente costituisce una delle cause principali di scomparsa delle ultime foreste del cuore verde dell'isola di Sumatra, in Indonesia, dove vivono oranghi, elefanti, tigri e rinoceronti, tutte specie ridotte a poche centinaia di esemplari in una manciata di decenni''. Conoscere il problema vuol dire anche poter cercare una strada per soluzioni possibili. E senza perdere tempo: 50 anni fa l'82% dell'Indonesia era coperta da foreste, già nel 1995 la percentuale era scesa al 52%. Con questi ritmi di abbattimento e deforestazione, mette in guardia il Wwf, entro il 2020 le foreste indonesiane saranno definitivamente distrutte.
La maggioranza assoluto dell'olio di palma prodotto in quelle terre, precisamente l'80%, viene acquistato dalle grandi industrie alimentari che producono i nostri prodotti quotidiani: dagli snack alle merendine, dai biscotti ai gelati. Il Wwf allora indica una via possibile per non contribuire più alla distruzione delle foreste: una campagna globale sui social media con la quale si invitano i consumatori a informarsi e a scegliere prodotti 'oil free'. Per qualche verso noi europei, a breve, saremo facilitati: grazie alle nuove norme che entreranno in vigore in dicembre, sulle etichette dovranno essere specificati i singoli oli presenti nell'alimento. E potremo scegliere. Se c'è l'olio di palma potremo dire no in nome e per conto delle foreste indonesiane e del futuro del Pianeta. E, attraverso un singolo, piccolo gesto come quello della scelta di biscotti o merende "oil free", potremo fare la nostra parte per la salvaguardia della Terra. A cominciare da subito perché elefanti, tigri, oranghi e tutte le altre specie minacciate non possono più aspettare. Lorenzo Gallitto Per contatti con la nostra redazione: [email protected]