Martedì 16 Aprile 2024

"Scegli quale biscotto mangiare: salverai una tigre o un orango"

Il Wwf lancia la campagna contro la deforestazione in Indonesia provocata dall'aumento delle colture di palme per produrre l'olio. E' un ingrediente molto usato dalle industrie di prodotti da forno. Meglio optare per merendine "oil free"

Orango in una foto L.Gallitto

Orango in una foto L.Gallitto

Roma, 19 ottobre 2014 - Un unico filo corre attraverso il Pianeta e riesce a unire, ai capi opposti, animali selvaggi e in via di estinzione con i nostri gesti quotidiani, come quello di fare colazione con il latte e i biscotti. Quel fino che ci accomuna a chi, come i bracconieri, fa strage di specie protette, si chiama olio di palma. Difficile da credere e, ancora di più, da accettare. Ma è proprio la consapevolezza che può costituire la prima pietra di una costruzione di civiltà.

L'olio di palma è un ingrediente che si trova, con estrema facilità, in quasi tutti i prodotti da forno confezionati. Ma proprio la produzione di questo prodotto, per soddisfare la richiesta mondiale delle grandi industrie, determina la continua deforestazione che colpisce territori quali l'Indonesia. E così ci si ritrova a contribuire, involontariamente, alla fine di oranghi, tigri o altri meravigliosi abitanti della natura che vorremmo preservare.  Il Wwf ha denunciato queste pratiche, e questi pericoli, in occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione, celebrata nei giorni scorsi.  Inutile andare a cercare sulle etichette dei prodotti da forno industriali la dicitura relativa all'olio di palma. Lì viene riportato, genericamente, solo l'olio vegetale. Al massimo si può leggere di grasso vegetale. Invece è proprio il prodotto della palma ad essere particolarmente richiesto dalle grandi industrie: è il più usato al mondo dopo quello di soia.  

Una produzione mondiale che minaccia territori quali l'Indonesia perché la palma da cui si estrae è coltivata soprattutto in quelle zone e in Malesia, dove si produce il 90% di tutto l'olio di palma usato nel mondo. ''Questo grasso - sottolinea il Wwf - è responsabile della distruzione di molti ambienti di foresta tropicale e attualmente costituisce una delle cause principali di scomparsa delle ultime foreste del cuore verde dell'isola di Sumatra, in Indonesia, dove vivono oranghi, elefanti, tigri e rinoceronti, tutte specie ridotte a poche centinaia di esemplari in una manciata di decenni''. Conoscere il problema vuol dire anche poter cercare una strada per soluzioni possibili. E senza perdere tempo:  50 anni fa l'82% dell'Indonesia era coperta da foreste, già nel 1995 la percentuale era scesa al 52%. Con questi ritmi di abbattimento e deforestazione,  mette in guardia il Wwf,  entro il 2020 le foreste indonesiane saranno definitivamente distrutte.

La maggioranza assoluto dell'olio di palma prodotto in quelle terre, precisamente l'80%, viene acquistato dalle grandi industrie alimentari che producono i nostri prodotti quotidiani: dagli snack alle merendine, dai biscotti ai gelati. Il Wwf allora indica una via possibile per non contribuire più alla distruzione delle foreste: una campagna globale sui social media con la quale si invitano i consumatori a informarsi e a scegliere prodotti 'oil free'. Per qualche verso noi europei, a breve, saremo facilitati: grazie alle nuove norme che entreranno in vigore in dicembre, sulle etichette dovranno essere specificati i singoli oli presenti nell'alimento. E potremo scegliere. Se c'è l'olio di palma potremo dire no in nome e per conto delle foreste indonesiane e del futuro del Pianeta. E, attraverso un singolo, piccolo gesto come quello della scelta di biscotti o merende "oil free", potremo fare la nostra parte per la salvaguardia della Terra. A cominciare da subito perché elefanti, tigri, oranghi e tutte le altre specie minacciate non possono più aspettare. Lorenzo Gallitto Per contatti con la nostra redazione: [email protected]