Venerdì 19 Aprile 2024

Un cucciolo di razza "straniero" vale 20 volte meno di uno italiano

La Guardia di Finanza, che a Udine ha sequestrato quattro piccoletti trasportati illegalmente e denunciato una persona, spiega il fenomeno delle "fabbriche" dell'est

Cuccioli sequestrati in una foto di repertorio (Dire)

Cuccioli sequestrati in una foto di repertorio (Dire)

Roma, 13 febbraio 2016 - I militari del Comando della Guardia di Finanza di Udine la notte scorsa hanno scoperto, nel comune di Gonars, che in un veicolo con targa polacca guidato da un cittadino di nazionalità rumena, fermato per un controllo, erano nascosti 4 cagnolini (cuccioli di razza «shih tzu») di età inferiore ai due mesi in uno scatolone di cartone. Il cittadino rumeno era sprovvisto della documentazione sulla provenienza e la tutela sanitaria degli animali e i cuccioli erano (come documentato da un medico veterinario dell'ASL) in pessime condizioni igienico-sanitarie. L'uomo è stato denunciato in stato di libertà per «traffico illecito di animali da compagnia» e «maltrattamento di animali».

I militari della Tenenza della GdF di Palmanova hanno anche sequestrato il mezzo di trasporto utilizzato mentre gli animali sono stati affidati alle cure del Centro di recupero per la fauna selvatica in difficoltà della Provincia di Gorizia.

Il traffico di cuccioli è particolarmente redditizio e sviluppa affari per milioni di euro. Secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza, che ha compiuto più sequestri di cuccioli di animali portati di contrabbando da Paesi dell'Est Europa in Italia, un cagnolino «straniero» vale economicamente fino a 20 volte meno del suo corrispettivo «italiano». Vale a dire che un cane di razza proveniente da uno di quei Paesi può essere acquistato lì a 200 euro ma, una volta introdotto in Italia, può incrementare notevolmente il proprio valore, può cioè essere venduto fino a 1500 euro.

In questa tipologia di commercio, gli animali nascono all'estero in allevamenti a conduzione familiare o in vere «fabbriche di cuccioli», strutture che ospitano decine o centinaia di fattrici per la riproduzione. Una volta raggiunti i 30/40 giorni di età, i piccoli sono caricati su camion o furgoni e trasportati in Italia in contesti in cui spesso manca il più banale controllo igienico-sanitario. Privi delle difese immunitarie, i cuccioli possono quindi contrarre malattie, anche mortali, come il cimurro e la parvovirosi, segnala la Guardia di Finanza riportando anche studi di associazioni animaliste.  Per contatti con la nostra redazione: [email protected]