Circhi. Nuova sentenza dice "no" agli animali in catene

La condanna di un gestore per il caso di cinque elefanti messi nelle condizioni di non potersi muovere segue un pronunciamento della Cassazione. Uno stimolo in più, secondo la Lav, per spingere la proposta di legge sul divieto di impiego di esseri senzienti negli spettacoli

Elefanti del circo in una foto Newpress

Elefanti del circo in una foto Newpress

Roma, 4 maggio 2016 - Il Tribunale di Alessandria ha condannatoil gestore dell’American Circus, a 2.000 euro di ammenda per “detenzione incompatibile con la propria natura”, ai sensi dell’Art. 727 del Codice Penale, per aver tenuto cinque elefanti legati con corte catene che, legando due zampe ad ogni animale, impedivano loro la quasi totalità dei movimenti. La denuncia era partita nel novembre del 2011, dopo un’ispezione presso l’American Circus delle Guardie Zoofile della LAC svolta con il coordinato scambio informativo dell’Area Animali Esotici della LAV, e in seguito al mancato rispetto della prescrizione del veterinario Asl AL che chiedeva rimozione e limiti all’utilizzo delle catene, in conformità con quanto stabilito dalle linee guida della Commissione Scientifica CITES del Ministero dell’Ambiente, che stabiliscono il divieto di utilizzo delle catene se non per brevi periodi e per particolari e limitate operazioni. 

“Questa sentenza arriva a  poco più di un mese dalla pronuncia della Cassazione su un caso analogo, che confermava che detenere un animale a catena fosse incompatibile con la sua natura, a prescindere dalla condizione di cattività. – dichiara Gaia Angelini, Responsabile Area Animali Esotici, LAV – Due sentenze che danno un chiaro messaggio ai circensi che usano animali: il mancato rispetto dei loro bisogni etologici è produttivo di sofferenza”. 

Lo ha affermato anche la FVE (Federazione dei Veterinari Europei)  per cui i “comportamenti istintivi e bisogni naturali” degli elefanti “non possono essere soddisfatti in un circo itinerante; soprattutto in termini di alloggi e di rispetto alla possibilità di esprimere comportamenti normali”. Una condizione che può verificarsi in tutti i circhi italiani che utilizzano elefanti: decine di animali praticamente tutti prelevanti in natura e sfruttati per intrattenimenti anacronistici a fini ludici in forza di una legge del 1968, spesso con il supporto di un finanziamento pubblico al mondo dei circhi che può arrivare a 3 milioni di euro all’ anno.   “Ci auguriamo che questa ennesima condanna aiuti a capire l’importanza di mantenere l’impegno alla dismissione degli animali nei circhi proposto dal Governo con l’Art.34 del Disegno di Legge 2287 – conclude Gaia Angelini – e sproni quindi la Commissione Cultura del Senato, che sta valutando la proposta, a mantenerlo.” Per contatti con la nostra redazione: [email protected]