Mercoledì 24 Aprile 2024

Cassazione: "Ogni comune deve avere un proprio asilo per cani trovatelli"

I supremi giudici si sono pronunciati per la vicenda del canile brindisino sovraffollato e, pur riconoscendo le buone condizioni degli animali, insiste: la logica del profitto non può superare il principio del benessere

Cagnolino meticcio in una foto L.Gallitto

Cagnolino meticcio in una foto L.Gallitto

Roma, 29 settembre 2014 - No a chi sacrifica il benessere degli animali alla logica del profitto. La Cassazione parla e fa giurisprudenza. La Suprema Corte è intervenuta nella drammatica vicenda del canile superaffollato 'I giardini di Pluto' di Carovigno nel brindisino, dove alloggiavano 900 cani contro un limite di capienza di 200 quattrozampe. Una vicenda che ha sollevato anche interpellanze parlamentari per il drammatico sgombero di 151 cani, poi collocati nel ricovero 'Dog service', traumatizzati dalla separazione dal 'branco' con il quale ormai convivevano da anni in non molto spazio ma in buone condizioni di igiene, vitto e salute.

Dando atto del fatto che nonostante l'overbooking i cani stavano bene, la Suprema Corte - confermando il sequestro dei 'Giardini' - ha spiegato che i provvedimenti della magistratura di Brindisi hanno l'obiettivo di porre fine al business del randagismo.  Rileva infatti la Suprema Corte che "la presenza di animali in sovrannumero, in misura quattro volte superiore al limite" non era "il portato della emergenza del randagismo sul territorio, quanto piuttosto di una scelta imprenditoriale diretta a sacrificare il benessere degli animali alle logiche del profitto".

Era infatti risultato che - scrivono gli 'ermellini' nella sentenza 37859 della Terza sezione penale, depositata il 16 settembre - "anziché adoperarsi per rientrare nel limite prescritto delle 200 unità, per il canile rifugio, e nelle 20 per il canile sanitario, la struttura continuava a partecipare e ad aggiudicarsi le gare indette dai vari Comuni incrementando ulteriormente il numero degli animali ricoverati".  Con questo 'verdetto', relativo all'udienza svoltasi il 4 giugno, la Cassazione ha confermato il sequestro convalidato dal Tribunale del riesame di Brindisi il 6 dicembre del 2013. "Occorre premettere - sottolinea la Cassazione - che il Tribunale ha espressamente chiarito, prendendo precisa posizione sugli esiti delle consulenze di parte prodotte nel corso dell'incidente cautelare, che alcuna contestazione è stata sollevata in ordine alle condizioni igieniche dei luoghi nonché alla cura con cui gli animali sono stati seguiti dal punto di vista clinico e nutrizionale".

Tuttavia, i cani avevano a disposizione troppo poco spazio data "l'eclatante violazione" dei parametri fissati dalla legge regionale della Puglia (che prescrive almeno quattro metri quadrati disponibili per ogni cane) e che costituisce "un solido indizio" del reato di 'detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura' punito dall'art. 727, comma due, del codice penale. Questa norma del codice, spiega la Cassazione, "è configurabile a prescindere dalla questione circa la applicabilità dei parametri previsti da una legge regionale e riguarda anche i canili privati". In base alle più recenti normative, i ricoveri per cani abbandonati o nati randagi non devono ospitare più di 200 'trovatelli' e le strutture più datate che superano questo limite devono cercare - seppure gradualmente - di ridimensionarsi. Ogni Comune deve dotarsi di un 'asilo' per i cani senza padrone, e non devono più esserci canili utilizzati da più Comuni.  Per contatti con la nostra redazione: [email protected]