28 bufale gravide bloccate per giorni al confine tra Bulgaria e Turchia

Gli animali, che provenivano dal Piemonte, non hanno ricevuto cibo o acqua. All'origine del fermo problemi burocratici. Protesta CIWF che sollecita il divieto europeo di trasporto di animali vivi extra Ue: "Una sofferenza che non ha uguali"

Bufale in una foto del CIWF

Bufale in una foto del CIWF

Roma, 13 ottobre 2014 - Sono rimaste nel camion che le trasportava per sei giorni senza ricevere approvvigionamento di cibo e acqua, al confine fra Bulgaria e Turchia: questo quanto accaduto a 28 bufale gravide provenienti dal Piemonte. La Turchia non ha accettato il “carico” per una questione prettamente burocratica riconducibile a un divieto fatto al Piemonte di esportare in Turchia per casi passati di blue tongue. Il divieto è stato rimosso il 10 ottobre dalle stesse autorità turche, ma le bufale non sono potute ripartire fino ad oggi. La paradossale situazione, che ha causato, come è possibile immaginare, grandi sofferenze a questi animali, è stata seguita sul posto da Eyes on Animals e Animal Welfare Foundation.  

"CIWF, che è intervenuta scrivendo alla Commissione Europea, non può che rilevare e condannare ancora una volta l’assurdità e la crudeltà del trasporto a lunga distanza degli animali vivi, sia all’interno dell’UE che, a maggior ragione, nei paesi extra UE", riporta una nota di Compassion in World Farming.  Dichiara Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia: “Ancora una volta ci troviamo davanti a tutta la sofferenza causata dall’esportazione di animali vivi dall’Europa. E’ assurdo che degli animali, per di più gravidi, debbano sopportare il viaggio dal Piemonte alla Turchia – quasi 2000 km - per poi venire “rifiutati” per lungaggini burocratiche e restare senza cibo e acqua per sei giorni. Ci appelliamo alla Commissione europea, affinché agisca prontamente per porre fine a questo crudele commercio, del tutto incompatibile con il benessere degli animali. E chiediamo al governo italiano, che finora si è dimostrato non sensibile su questa problematica, di rivedere la propria posizione e sostenere in sede comunitaria il divieto di esportazione di animali vivi fuori dai confini UE”.   CIWF ricorda che è possibile firmare la petizione indirizzata alla Commissione UE per chiedere la fine dell’esportazione di animali vivi a paesi terzi. 53.000 italiani lo hanno già fatto.    CIWF ha sede centrale nel Regno Unito e uffici in Italia, Francia, Olanda, Polonia e Stati Uniti. Per maggiori informazioni consultare: www.ciwf.it e www.compassionsettorealimentare.it