Compagna Angela, da che pulpito...

Le nomine europee, frau Merkel e il passato in Germania Est

di Francesco Ghidetti

NON CI MANCAVA che questa. Dire che Massimo D’Alema non può fare il ministro degli Esteri dell’Unione europea in alternativa alla Mogherini fa ridere. Non per l’arroganza in sé (della serie: cara Germania, grazie alle tue politiche di austerità abbiamo già dato) quanto per il famoso pulpito da cui viene l’altrettanto famosa predica. D’Alema non è in pole position perché, a detta del cerchio magico merkeliano, è un «vecchio comunista».  Il lìder maximo viene accusato di un peccato da una peccatrice. Il peccato si chiama «comunismo», la peccatrice «comunista». Sì, perché la nostra «Mutti» («mamma», come la chiamano i suoi connazionali) di comunismo se ne intende. E non di quello berlingueriano, europeo, amico della socialdemocrazia. Ma di quello tosto, oppressivo, dittatoriale, repressivo, autore di crimini contro l’umanità qual era quello dell’Est. Insomma, di quel «comunismo reale» che ha affamato i popoli e ha avvelenato il nostro Novecento.

IL PRIMO che rivelò le gesta della compagna Merkel fu Oskar Lafontaine, protagonista di una gloriosa carriera nella Spd e, successivamente, di una brillante militanza nella Die Linke, sorta di Lista Tsipras ante-litteram. A dare però la certezza che Angela tutto ’sto stinco di democristiana non era fu una biografia non autorizzata di Ralf Georg Reuth e Guenther Lachmann. Pagine in cui si ribadivano, documenti alla mano, come la Nostra fosse iscritta alla Fdj, la Freie Deutsche Jugend, la gioventù comunista dell’Est. E anche come, con la fine della Ddr, Angela fosse contraria alla riunificazione, preferendo invece una Germania Est di stampo socialdemocratico. E ancora: se il padre di Angela era stato iscritto alla gioventù hitleriana, poi si era rifatto. Pensate un po’: si trasferì dall’Ovest ‘libero’ all’Est comunista e — per carità, sarà stato un caso — viaggiava tra le due Germanie senza problemi. Poi, per dovere di cronaca, va anche detto che lo stesso padre era soprannominato «Kasner il Rosso».

Certo, solo chi non cambia idea è un imbecille. Con questa storia ce la menano da anni. E quindi, passare dalla Libera gioventù tedesca, alla segreteria dell’Agitprop (si chiamava proprio così la sezione ‘agitazione e propaganda’ presso l’Accademia delle Scienze) alla ferrea Cdu che fa e disfà l’Europa e che considera l’intervento in Iraq un necessario e utile capitolo nella lotta al terrorismo è normalissimo. COSÌ come dire di essere stata avvicinata in gioventù da agenti della Stasi e di aver rifiutato di fare la spia. Salvo far confusione sul numero degli 007 a trazione comunista che le fecero la proposta indecente. Una volta erano due, altre uno. Insomma, un ricordo sfocato, come mille altri. Del resto, era ovvio, per chi stava nella Ddr, militare nella gioventù comunista, no? Così come era ovvio imparare, con corsi intensivi, il russo. Del resto, i sovietici erano o no interlocutori privilegiati?

D’Alema, invece, il russo non l’ha mai imparato. È molto orgoglioso del suo inglese. L’ha studiato in tarda età. E lo sa benissimo. Poi, ha detto di aver fatto politica. C’è chi se n’è accorto e chi no. Di sicuro, però, si ombrerà. Ce lo immaginiamo: «Io comunista? Una menzogna». Diciamo.