Martedì 23 Aprile 2024

Omicidio Ancona, Antonio e quel biglietto choc: "Ora ammazzo i suoi genitori"

Ancona, trovato a casa del 18enne: scritto prima del delitto

Antonio Tagliata (Ansa)

Antonio Tagliata (Ansa)

Ancona, 10 novembre 2015 - TRE CARICATORI, 86 colpi e una pistola calibro 9 con la matricola abrasa, tipica dei delitti di criminalità organizzata. Questo era il ‘biglietto da visita’ di Antonio Tagliata sabato alle 13.45, quando insieme alla fidanzatina di 16 anni si è presentato al civico 9 di via Crivelli. I due ragazzi dicono che avrebbero voluto un chiarimento coi genitori di lei, Roberta Pierini e Fabio Giacconi, 49enni, lei morta in casa e lui in coma irreversibile. Un chiarimento con in tasca una pistola con 14 colpi e altri due caricatori? Antonio aveva già ammesso di aver sparato, ma ha anche detto di non aver voluto uccidere. Eppure nella sua abitazione sono stati trovati tre biglietti che spiegano praticamente tutto e che dissipano ogni dubbio sulla premeditazione del delitto: «Confesso l’omicidio di Fabio Giacconi e Roberta Pierini. Ero sicuro che sarei morto – si sarebbe giustificato il giovane nell’interrogatorio –, ho scritto il biglietto per proteggere mio padre, che ha avuto problemi con la giustizia». Negli altri due biglietti Antonio saluta i genitori e i fratelli. A trovarli sul tavolo del salone erano stati i genitori di Antonio. Dunque, premeditazione e volontà di togliersi la vita. Ma anche volontà di non far addossare la colpa al padre, Carlo Tagliata, che nel 2005 venne coinvolto nell’inchiesta sull’uccisione cruenta di Mario Bonfitto, il custode del cimitero di Tavernelle, ammazzato con 63 fendenti per motivi mai chiariti. L’inchiesta venne archiviata e le accuse contro Tagliata caddero. Il papà di Antonio era arrivato ad Ancona dopo trascorsi burrascosi. La famiglia Tagliata aveva accettato di buon grado la relazione tra i due ragazzi. 

I genitori del 18enne avevano anche ospitato per venti giorni la ragazza a casa loro. «Ma a un certo punto – ha riferito l’avvocato Luca Bartolini, che oggi comparirà con Antonio all’udienza di convalida del fermo in tribunale ad Ancona – il loro rapporto era diventato morboso. Non uscivano mai. Al punto che Carlo aveva chiesto alla madre di venirla a riprendere». Alla ragazza sarebbe stato poi impedito di frequentare Antonio «tanto che lei era fuggita di casa per chiedere aiuto ai carabinieri – ha detto Bartolini –. Aveva anche tentato due volte il suicidio».

PER LE DUE procure, quella ordinaria e quella dei minori, il quadro sembra ben delineato. Ma gli inquirenti faticano a credere che sia nato tutto per una banale discussione. Ora c’è da capire se i due fossero d’accordo nel presentarsi a casa dei genitori di lei e nel fare fuoco contro Roberta Pierini e il marito Fabio Giacconi. Le procure chiederanno il carcere per i due ragazzi. I due si erano visti alle 12.30 alla fermata del bus di piazzale Europa. Da chiarire se avessero un appuntamento o se sia stato Antonio ad andare ad aspettare la ragazza che tornava da scuola. Arrivano in via Crivelli. Lei apre la porta con le chiavi. Lui aspetta inizialmente fuori: «Posso entrare?», chiede il ragazzo. La mamma di lei lo vede sull’uscio e chiede al marito se può farlo entrare vista la situazione di nervi tesi. Il padre acconsente. La presunta discussione dura un batter di ciglia. Antonio estrae la pistola e fa fuoco 8 volte. Se abbia fatto tutto da solo o con la complicità piena della ragazza lo diranno l’esame dello Stub sulla sedicenne per vedere se ha sparato e l’analisi delle chat degli smartphone su WhatsApp e Facebook, dove i fidanzati potrebbero essersi parlati prima del fatto di sangue.